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Il Giornale di Vicenza 19 Novembre
Di amministratore (del 19/11/2010 @ 17:49:30, in Articoli, linkato 1819 volte)
Le Ragioni di un Eroe

di Stefano Girlanda

Chi è un eroe? Cosa ha fatto un eroe per essere tale? Cosa fa di un uomo semplice un eroe? Dotte definizioni abbondano in enciclopedie del sapere, antologie di grandi pensatori, uomini di lettere.

L'idea di prevalente suggestione in un'epoca come la nostra nella quale il teatro classico per le gesta di un eroe - la guerra, la battaglia - è sempre percepito e visto come lontano da noi, è quella di Bertolt Brecht che in Vita di Galileo sentenziava: «Sventurata la terra che ha bisogno d'eroi» (o, in altre versioni: «Beato il paese che non ha bisogno di eroi», ma naturalmente da lì non ci si schioda).

Poi trovi anche lo sprezzante Flaubert che nell'Educazione sentimentale stabilisce che «Gli eroi non hanno un buon odore», chi come Foscolo non può esimersi dall'accostare gesta eroiche a delitti (Ultime lettere di Jacopo Ortis) o chi circoscrive e limita il raggio d'azione del Nostro stabilendo che «Un eroe non può essere eroe se non in un mondo eroico» (Hawthorne, Diari). Leggi, mediti, provi ad andare in controtendenza riaprendo pagine di mitologia greca al concetto aristocratico di “bello e valoroso”, t'imbatti in Ettore e Ulisse, riconsideri valore e fama.

Dei, semidei, uomini. Il mito: Carl Jung e la sua idea di eroe. E pure Ernst Junger, la prussiana “Croce al merito” Junger aveva qualcosa da dire a proposito di eroi (e psiche) nelle sue Tempeste d'acciaio. Ma anche il bene e la violenza che spesso l'accompagnano, l'inquietante ambivalenza che segna tanti prototipi di eroi. Pensi a chi, oggi, viene spesso definito eroe, a certi azzardi del mondo dello sport.

E poi ci sono eroi senza stellette, eroi in abiti civili. Ma occorre scovare tra le pieghe della storia, negli anfratti della memoria per trovare Giorgio Perlasca, un italiano scomodo, il fascista che da solo salvò migliaia di ebrei nella Budapest nazistificata: dimenticato per decenni, scoperto più o meno casualmente grazie alla Tv.

Vai con il pensiero all'avvocato Giorgio Ambrosoli, l'“eroe borghese” raccontato anche al cinema, l'integerrimo professionista che cercò di far luce sui misteri dell'opaco mondo bancario di Michele Sindona per poi finire ammazzato.

E di nuovo il buio: perchè l'Italia dimentica i propri eroi?

Poi incontri il maggiore Gianfranco Paglia, che oggi è anche onorevole, e ti trovi al cospetto di un eroe.

Anacronistico? No, siamo di fronte a un vero eroe, in carne e ossa. E in sedia a rotelle.

Di più: l'unica medaglia d'oro al valor militare in vita, «chiarissimo esempio di altruismo, coraggio, altissimo senso del dovere e saldezza d'animo», come recita la parte finale della motivazione (vedi altro articolo in questa pagina).

Gianfranco Paglia è di ritorno in terra vicentina: c'era già stato in un lontano autunno, novembre 1999, quando si trovava a Villa Margherita di Arcugnano per un periodo di lunga riabilitazione; era in palestra quando ricevette la visita di un gruppo di paracadutisti che al triplice grido di Folgore! quasi quasi riuscirono a strappargli una lacrima di commozione. Quasi quasi.

Di anni ne sono passati da allora. La sua storia ha ispirato il film per la tv “Le ali” (Rai 1) e all'impegno militare ha unito quello civile, con l'elezione in Parlamento nelle fila del Pdl (2008) e la successiva adesione al gruppo di Gianfranco Fini Futuro e Libertà per l'Italia; ritorna dunque nelle nostre terre per un incontro promosso domani a Bassano dal deputato vicentino Giorgio Conte nelle ore in cui le dimissioni dei finiani stanno mandando gambe all'aria il governo di Silvio Berlusconi. Senza di loro il premier sembra un calviniano visconte dimezzato.

Pochi giorni fa s'è parlato (anche) di eroi davanti a una platea di milioni di telespettatori.

Dice Bersani nella trasmissione di Fazio e Saviano: “L'insegnante che insegue un ragazzo per tenerlo a scuola è l'eroe dei nostri tempi”. Dice Fini nella stessa puntata: “Per combattere gli abusi bisognerebbe insegnare fin dalla scuola che due magistrati come Falcone e Borsellino sono eroi”. Sono definizioni di identico valore?
Credo che chi arriva a dare la propria vita per un ideale meriti maggior considerazione. Non è che le definizioni di “eroe” date da Bersani e Fini si possano facilmente equiparare, e non lo dico per... partito preso. Con il doveroso rispetto, s'intenda, per coloro i quali fanno di tutto per tenere i figli a scuola.

Ma in cosa si sente eroe, lei che solo di fronte a tale definizione è solito mostrarsi titubante?

Infatti. Vorrei ribadire una cosa che ripeto fin dal giorno in cui mi fu data la medaglia: non mi sento un eroe e quando così vengo chiamato mi sento sempre a disagio. Ho solo, semplicemente fatto il mio dovere di soldato.

Chi sono allora gli eroi, maggiore Paglia?

Chi dà la propria vita per la vita degli altri. Chi si sacrifica per un un ideale dopo aver giurato fedeltà alla Patria. Penso alle forze dell'ordine, mi riferisco ai vigili del fuoco. Sono scolpiti nella storia d'Italia magistrati come Falcone e Borsellino. Quelli sono eroi.

Per stampa e televisione lei è stato a lungo un milite ignoto: cosa ha fatto di Gianfranco Paglia un esempio da citare, un militare da ammirare e rispettare e, oggi, un politico da votare?

Milite ignoto fino a un certo punto: grazie alle istituzioni, alle forze armate, fino a due anni or sono ho sempre potuto continuare a fare il mio dovere di soldato con la divisa. Soldato con la esse maiuscola. Poi sì, chiaro, la maggior visibilità è data dagli inviti in tv. Fatalmente quasi sempre in occasione della morte di qualche nostro ragazzo in missione.

Lei si trova in una sedia a rotelle da 17 anni. Viene da immaginare che la più grande battaglia che ha combattuto non sia stata quella di Mogadiscio...

Siamo obiettivi: in Italia la cultura della disabilità sta nascendo solo ora. Non è tanto un discorso relativo all'accettazione nella società, questo non lo posso fare direttamente io che rispetto ad altri sono stato fortunato avendo avuto le istituzioni alle spalle. Rientrato in Italia paralizzato dopo lo scontro a fuoco in Somalia, di fatto ero una novità. Ora, purtroppo, persone come me non rappresentano più un fatto nuovo. E il rientro in una società nella quale le difficoltà per noi disabili sono tante non è mai scontato. Tutt'altro.

Giorgio Perlasca riscoperto grazie a una trasmissione Tv, l'avvocato Ambrosoli e lei stesso per lungo tempo “non identificati”: perchè l'Italia dimentica i propri eroi?

È una questione di cultura, di sensibilità. Valorizzando chi dona qualcosa alla Patria, da questo punto di vista gli Stati Uniti ci impartiscono molte lezioni. Non faccio un discorso politico, ma gli americani hanno un senso della Patria che da noi non tutti hanno. È solo grazie al presidente Ciampi che il 2 giugno sono tornate a sfilare ai Fori Imperiali le Forze armate. Ed è uno spettacolo vedere i bambini con il loro Tricolore, felici, raggianti. Forse qualcosa sta cambiando, e purtroppo anche per i tanti Caduti italiani in missione.

A proposito di Tv, molti ricordano ancora quando lei, ospite di Ballarò dopo l'uccisione di alcuni nostri soldati in Afghanistan, rispose annichilendo il conduttore Floris che le aveva appena chiesto Vale la pena morire? con quel «Vale la pena per chi crede nella lealtà, nell'onore, nell'amore per la Patria». È una risposta che darebbe anche oggi?

Gli italiani hanno cominciato a riconsiderare, e a capire, certi valori dopo la strage di Nassirya. La gente allora ha realizzato che siamo gente in divisa che rischia la vita, che dona la vita per un semplice giuramento di fedeltà alla Patria. Oggi, a ogni nostro Caduto, ci sono persone che stanno ore in fila per andare al monumento al Milite Ignoto: questo prima non accadeva. C'è rispetto sì, ce n'è tanto di più di un tempo. E poi non posso scordare le lezioni di vita che ci impartiscono i genitori dei nostri Caduti: orgogliosi e fieri dei loro figli. Sempre.

L'Italia ha 150 anni: cosa rappresentano?

La dimostrazione che c'è una sola Italia, che c'è una sola Patria. C'è chi ha dato la vita per questo.

Torniamo agli eroi: l'attuale capo del governo Berlusconi e il senatore del Pdl Marcello Dell'Utri, definirono eroe il chiacchierato stalliere di Arcore Mangano: perchè dal carcere non li tirò in ballo in vicende piuttosto losche. Cosa provò quel giorno?

Sconcerto. Ma soprattutto un senso di nausea. Io cerco sempre di rispettare tutto e tutti, però c'è un limite.

«Certi valori o li hai o non li hai, nessuno te li può insegnare e tu non li puoi imparare»: anche questa sua affermazione lasciò di sale Floris scatenando l'applauso degli ospiti in studio. Venendo all'attualità, a quali valori ha fatto appello aderendo a FLI, accusato ora di tradimento da chi magari scorda facilmente il voltafaccia bossian-leghista del 1994?

Lealtà, onore, rispetto, amor di Patria, giustizia e legalità. I miei valori.

“Per volare non servono le gambe, servono le ali”, le disse un fisioterapista russo tanti anni fa: dove vorrebbe volare oggi Gianfranco Paglia?

Il mio volo mi ha portato ad avere una moglie, due figli: la mia famiglia. Spero di continuare il volo per avere la possibilità di veder crescere i miei piccoli. Il mio inno alla vita.

“Sventurata la terra che ha bisogno d'eroi...”

Bertolt Brecht, certo: l'ho spesso sentita citare. Naturale: non condivido. La terra che ha bisogno di eroi, che ha prodotto eroi, è una terra che è stata ben seminata: che ha dato al mondo uomini di valore. Sfortunata è la terra che non li ha.
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