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Di amministratore (del 03/12/2010 @ 11:08:28, in Interviste, linkato 1737 volte)
Gianfranco Paglia (Fli), dalla guerra in Somalia a Montecitorio: “Non tradisco Gianfranco Fini”

Claudia Daconto


“Io tutte queste divisioni in Futuro e Libertà non le vedo, anzi, sono convinto che arriveremo compatti al voto sulla fiducia al governo del 14 dicembre”. Ma allora perché non si fa altro che parlare di “falchi” e “colombe” dentro al partito di Gianfranco Fini? “Per uno che è stato nella Folgore essere definito una colomba sembra poco appropriato”.

Eppure del gruppo dei cosiddetti futuristi “moderati” farebbe parte anche lui, Gianfranco Paglia, medaglia d’oro al valor militare dopo essere rimasto gravemente ferito alle gambe nel corso di una battaglia a Mogadiscio quando, nel 1993, partecipò, come paracadutista, alla missione Unisom II in Somalia. Su quello che deciderà di fare il 14 dicembre Futuro e Libertà non ci sono ancora decisioni formali. Per i momento l’ipotesi più quotata resta quella di presentare una mozione di sfiducia insieme all’Udc (che però potrebbe anche decidere di astenersi in virtù di presunti accordi tra Casini e Berlusconi) e di votarla assieme ai partiti di opposizione. Lo stesso Gianfranco Fini ha ripetuto che “se si votasse domani non avremmo alcun dubbio. Il nostro sarebbe un voto di sfiducia a Berlusconi, senza se e senza ma”.

Tuttavia è noto che alle posizioni granitiche dei vari Bocchino, Briguglio e Granata, hanno sempre fatto da contraltare i moderati come Moffa, Menia, Polidari, Consoli, lo stesso Paglia, tesi nello sforzo di tenere aperta la difficilissima trattativa con il Cavaliere fino all’ultimo momento.

On. Paglia, il partito è spaccato o no?
Al di là delle posizioni personali di ciascuno, sono convinto che qualunque sia la decisione che verrà presa, il partito voterà compatto.

Hanno fatto effetto le minacce di espulsione lanciate da Granata?
Granata ha commesso un errore e lo ha riconosciuto pur avendo specificato di essere stato mal interpretato.

Si dice sempre così…
E’ vero, in politica accade spesso di esternare per poi fare marcia indietro. Nelle forze armate non andava così: si è molto più decisi. Comunque Granata si è scusato e l’incidente è rientrato.

E’ vero che tra voi futuristi, o almeno tra alcuni di voi, si starebbe facendo largo l’ipotesi di astenersi piuttosto che votare la sfiducia?
Ad oggi non saprei dirle quale delle due opzioni sarà adottata. Lo decideremo con il presidente Fini probabilmente non prima del 13 dicembre. Se si tratterà di una mozione di sfiducia comunque la voteremo tutti e dispiace che il premier, Silvio Berlusconi, ci dia per questo dei traditori. Sono una persona che tiene molto ai valori e quello che ho visto in questi mesi non mi è piaciuto: la politica è diventato un campo di battaglia, gli avversari sono diventati nemici.

Sta meditando un addio?
No, per ora seguo il gruppo, ma se proprio devo “tradire” qualcuno preferisco tradire Berlusconi che Fini.

Mettiamo che il 14 il governo non ottenga la fiducia o la ottenga grazie a qualche assenza o astensione ma senza poter contare su una maggioranza che gli eviti di logorarsi in breve tempo. A quel punto la via migliore qual è?
Certamente non le elezioni anticipate. Dico questo non perché Fli ne abbia paura o perché io personalmente sia attaccato alla poltrona che, per altro, mi porto ogni giorno da casa. Sarebbe molto meglio se Berlusconi si convincesse a fare un passo indietro riconoscendo che la maggioranza attuale è cambiata e, per via dei nuovi scenari mondiali, anche il programma.

Dovrebbe far entrare l’Udc? Ma la Lega non vuole…
E’ da parecchio tempo che Berlusconi sta lavorando a un’alleanza con l’Udc, chissà perché, però, quando ne parliamo noi non va più bene.

E l’ipotesi del terzo polo con Fli, Udc e Api?
Non so immaginare scenari futuri da fantapolitica.

Perché allearvi con l’Udc sarebbe fantapolitica?
No, assolutamente. Lo sarebbe allearsi con il Pd da cui siamo troppo distanti anche se, devo ammettere, che ho conosciuto tanti colleghi del Pd che tutto sono meno che di sinistra.

Che giudizio dà lei di questo governo?
Dentro il governo e il Pdl ci sono persone, lontane da Fli, che ho sempre stimato e apprezzato.

Per esempio?
Per esempio i ministri Maroni e Brunetta.

Chi sarà il futuro leader del centrodestra in Italia?
Senza dubbio Gianfranco Fini.

E Berlusconi?
Berlusconi ha 74 anni.

Dovrebbe pensare alla pensione?
O a quello oppure a una nuova maggioranza allargata all’Udc che mi sembra possa essere la mossa più intelligente per dare al Paese la reale possibilità di guardare avanti evitando elezioni anticipate che, in questo momento, non servirebbero a nessuno.

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Di amministratore (del 23/11/2010 @ 17:02:10, in Interviste, linkato 1876 volte)
“L'importante non è cadere, ma avere la forza di rialzarsi”

di Alessandro Tich

Incontro con l'on. Gianfranco Paglia, Medaglia d'Oro al Valor Militare e deputato di Fli, a Bassano per parlare di Forze Armate e missioni internazionali.

Per favore, non chiamatelo eroe. Perché se chiedete al maggiore Gianfranco Paglia che cosa lo ha spinto, il 2 luglio 1993, a rischiare la pelle per coprire il suo plotone di paracadutisti a Mogadiscio, nel sanguinoso agguato delle milizie somale costato la vita a tre soldati italiani, lui vi risponderà: “ho semplicemente fatto il mio dovere”.
Eppure quel drammatico episodio gli ha cambiato la vita, lo ha esposto al fuoco dei cecchini, gli ha procurato ferite gravissime, gli ha fatto perdere l'uso delle gambe, lo ha costretto su una sedia a rotelle e a otto ore al giorno di riabilitazione fisica.
Ma il soldato Paglia, in quel tragico frangente, aveva compiuto quello che riteneva giusto fare, senza mai pentirsene e dimostrando - come recita la motivazione della Medaglia d'Oro al Valor Militare conferitagli dal Presidente della Repubblica - “un chiarissimo esempio di altruismo, coraggio, altissimo senso del dovere e saldezza d'animo”.
Oggi Gianfranco Paglia è un deputato di Futuro e Libertà, alla sua prima legislatura, e divide la sua attività di parlamentare con un'instancabile missione personale in giro per l'Italia, che lo vede impegnato in prima linea non più in una operazione di pace ma nell'opera di divulgazione, testimonianza e informazione sui valori e sull'attività delle nostre Forze Armate impegnate nelle missioni internazionali nei punti caldi del pianeta.
Cosa che ha fatto anche questo pomeriggio a Bassano, all'Hotel Belvedere, nell'annunciato incontro pubblico promosso da Fli e da Generazione Italia, intervistato dal giornalista Giandomenico Cortese.
Prima dell'appuntamento, l'atteso ospite è stato accompagnato in un breve giro per la città, con tappe sul Ponte Vecchio e al gazebo di Fli in Piazza Libertà, affiancato - fra gli altri - dall'on. Giorgio Conte, dal coordinatore provinciale di GI Giorgio Aldighieri, dal coordinatore bassanese Stefano Giunta, dal responsabile di Cassola Salvatore Rizzello e dal consigliere comunale di Bassano Rodolfo Celestino.
Per il militare deputato, inevitabilmente, è stata anche una giornata di interviste. Compresa quella di bassanonet.

On. Paglia, nei suoi incontri con il pubblico che peso ha, rispetto ai messaggi sull'impegno delle nostre Forze Armate, la sua vicenda personale?
“La mia vicenda personale non conta, in Somalia ho solo fatto il mio dovere. Ciò che conta è mandare un messaggio sui nostri soldati, spiegare perché rischiano la vita, qual è il significato del loro operato. Rappresentano la patria, non c'entrano le ideologie politiche.
Quello che oggi spinge un giovane a mettere la divisa non sono i duemila euro in più che si ricevono in missione, ma sono gli ideali e i valori in cui ognuno di questi ragazzi crede.”

E quali sono questi valori?
“Lealtà, onore, rispetto.”

Oggi c'è ancora spazio per questi ideali?
“Per fortuna sì”.

Come si riflette la sua esperienza nella sua attività da parlamentare?
“Io sono me stesso anche da deputato. Il fatto di non avere una carriera politica alle spalle mi permette di dialogare con la maggioranza e con l'opposizione, con lo stesso rispetto, che per me è fondamentale. Il mio obiettivo è fare qualcosa per la mia Italia in giacca e cravatta, e non più in uniforme. Non dovessi riuscirci, tornerò a vestire la divisa.”

Al di là dei valori militari, cosa dire dunque ai ragazzi di fronte alle difficoltà della vita?
“I giovani devono credere in ciò che fanno, seguire i propri ideali e obiettivi, non fermarsi mai davanti alle difficoltà. Bisogna sempre ricordare che l'importante non è cadere, ma avere la forza di rialzarsi. E' questo il messaggio più importante.”
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Di amministratore (del 19/11/2010 @ 17:49:30, in Articoli, linkato 1819 volte)
Le Ragioni di un Eroe

di Stefano Girlanda

Chi è un eroe? Cosa ha fatto un eroe per essere tale? Cosa fa di un uomo semplice un eroe? Dotte definizioni abbondano in enciclopedie del sapere, antologie di grandi pensatori, uomini di lettere.

L'idea di prevalente suggestione in un'epoca come la nostra nella quale il teatro classico per le gesta di un eroe - la guerra, la battaglia - è sempre percepito e visto come lontano da noi, è quella di Bertolt Brecht che in Vita di Galileo sentenziava: «Sventurata la terra che ha bisogno d'eroi» (o, in altre versioni: «Beato il paese che non ha bisogno di eroi», ma naturalmente da lì non ci si schioda).

Poi trovi anche lo sprezzante Flaubert che nell'Educazione sentimentale stabilisce che «Gli eroi non hanno un buon odore», chi come Foscolo non può esimersi dall'accostare gesta eroiche a delitti (Ultime lettere di Jacopo Ortis) o chi circoscrive e limita il raggio d'azione del Nostro stabilendo che «Un eroe non può essere eroe se non in un mondo eroico» (Hawthorne, Diari). Leggi, mediti, provi ad andare in controtendenza riaprendo pagine di mitologia greca al concetto aristocratico di “bello e valoroso”, t'imbatti in Ettore e Ulisse, riconsideri valore e fama.

Dei, semidei, uomini. Il mito: Carl Jung e la sua idea di eroe. E pure Ernst Junger, la prussiana “Croce al merito” Junger aveva qualcosa da dire a proposito di eroi (e psiche) nelle sue Tempeste d'acciaio. Ma anche il bene e la violenza che spesso l'accompagnano, l'inquietante ambivalenza che segna tanti prototipi di eroi. Pensi a chi, oggi, viene spesso definito eroe, a certi azzardi del mondo dello sport.

E poi ci sono eroi senza stellette, eroi in abiti civili. Ma occorre scovare tra le pieghe della storia, negli anfratti della memoria per trovare Giorgio Perlasca, un italiano scomodo, il fascista che da solo salvò migliaia di ebrei nella Budapest nazistificata: dimenticato per decenni, scoperto più o meno casualmente grazie alla Tv.

Vai con il pensiero all'avvocato Giorgio Ambrosoli, l'“eroe borghese” raccontato anche al cinema, l'integerrimo professionista che cercò di far luce sui misteri dell'opaco mondo bancario di Michele Sindona per poi finire ammazzato.

E di nuovo il buio: perchè l'Italia dimentica i propri eroi?

Poi incontri il maggiore Gianfranco Paglia, che oggi è anche onorevole, e ti trovi al cospetto di un eroe.

Anacronistico? No, siamo di fronte a un vero eroe, in carne e ossa. E in sedia a rotelle.

Di più: l'unica medaglia d'oro al valor militare in vita, «chiarissimo esempio di altruismo, coraggio, altissimo senso del dovere e saldezza d'animo», come recita la parte finale della motivazione (vedi altro articolo in questa pagina).

Gianfranco Paglia è di ritorno in terra vicentina: c'era già stato in un lontano autunno, novembre 1999, quando si trovava a Villa Margherita di Arcugnano per un periodo di lunga riabilitazione; era in palestra quando ricevette la visita di un gruppo di paracadutisti che al triplice grido di Folgore! quasi quasi riuscirono a strappargli una lacrima di commozione. Quasi quasi.

Di anni ne sono passati da allora. La sua storia ha ispirato il film per la tv “Le ali” (Rai 1) e all'impegno militare ha unito quello civile, con l'elezione in Parlamento nelle fila del Pdl (2008) e la successiva adesione al gruppo di Gianfranco Fini Futuro e Libertà per l'Italia; ritorna dunque nelle nostre terre per un incontro promosso domani a Bassano dal deputato vicentino Giorgio Conte nelle ore in cui le dimissioni dei finiani stanno mandando gambe all'aria il governo di Silvio Berlusconi. Senza di loro il premier sembra un calviniano visconte dimezzato.

Pochi giorni fa s'è parlato (anche) di eroi davanti a una platea di milioni di telespettatori.

Dice Bersani nella trasmissione di Fazio e Saviano: “L'insegnante che insegue un ragazzo per tenerlo a scuola è l'eroe dei nostri tempi”. Dice Fini nella stessa puntata: “Per combattere gli abusi bisognerebbe insegnare fin dalla scuola che due magistrati come Falcone e Borsellino sono eroi”. Sono definizioni di identico valore?
Credo che chi arriva a dare la propria vita per un ideale meriti maggior considerazione. Non è che le definizioni di “eroe” date da Bersani e Fini si possano facilmente equiparare, e non lo dico per... partito preso. Con il doveroso rispetto, s'intenda, per coloro i quali fanno di tutto per tenere i figli a scuola.

Ma in cosa si sente eroe, lei che solo di fronte a tale definizione è solito mostrarsi titubante?

Infatti. Vorrei ribadire una cosa che ripeto fin dal giorno in cui mi fu data la medaglia: non mi sento un eroe e quando così vengo chiamato mi sento sempre a disagio. Ho solo, semplicemente fatto il mio dovere di soldato.

Chi sono allora gli eroi, maggiore Paglia?

Chi dà la propria vita per la vita degli altri. Chi si sacrifica per un un ideale dopo aver giurato fedeltà alla Patria. Penso alle forze dell'ordine, mi riferisco ai vigili del fuoco. Sono scolpiti nella storia d'Italia magistrati come Falcone e Borsellino. Quelli sono eroi.

Per stampa e televisione lei è stato a lungo un milite ignoto: cosa ha fatto di Gianfranco Paglia un esempio da citare, un militare da ammirare e rispettare e, oggi, un politico da votare?

Milite ignoto fino a un certo punto: grazie alle istituzioni, alle forze armate, fino a due anni or sono ho sempre potuto continuare a fare il mio dovere di soldato con la divisa. Soldato con la esse maiuscola. Poi sì, chiaro, la maggior visibilità è data dagli inviti in tv. Fatalmente quasi sempre in occasione della morte di qualche nostro ragazzo in missione.

Lei si trova in una sedia a rotelle da 17 anni. Viene da immaginare che la più grande battaglia che ha combattuto non sia stata quella di Mogadiscio...

Siamo obiettivi: in Italia la cultura della disabilità sta nascendo solo ora. Non è tanto un discorso relativo all'accettazione nella società, questo non lo posso fare direttamente io che rispetto ad altri sono stato fortunato avendo avuto le istituzioni alle spalle. Rientrato in Italia paralizzato dopo lo scontro a fuoco in Somalia, di fatto ero una novità. Ora, purtroppo, persone come me non rappresentano più un fatto nuovo. E il rientro in una società nella quale le difficoltà per noi disabili sono tante non è mai scontato. Tutt'altro.

Giorgio Perlasca riscoperto grazie a una trasmissione Tv, l'avvocato Ambrosoli e lei stesso per lungo tempo “non identificati”: perchè l'Italia dimentica i propri eroi?

È una questione di cultura, di sensibilità. Valorizzando chi dona qualcosa alla Patria, da questo punto di vista gli Stati Uniti ci impartiscono molte lezioni. Non faccio un discorso politico, ma gli americani hanno un senso della Patria che da noi non tutti hanno. È solo grazie al presidente Ciampi che il 2 giugno sono tornate a sfilare ai Fori Imperiali le Forze armate. Ed è uno spettacolo vedere i bambini con il loro Tricolore, felici, raggianti. Forse qualcosa sta cambiando, e purtroppo anche per i tanti Caduti italiani in missione.

A proposito di Tv, molti ricordano ancora quando lei, ospite di Ballarò dopo l'uccisione di alcuni nostri soldati in Afghanistan, rispose annichilendo il conduttore Floris che le aveva appena chiesto Vale la pena morire? con quel «Vale la pena per chi crede nella lealtà, nell'onore, nell'amore per la Patria». È una risposta che darebbe anche oggi?

Gli italiani hanno cominciato a riconsiderare, e a capire, certi valori dopo la strage di Nassirya. La gente allora ha realizzato che siamo gente in divisa che rischia la vita, che dona la vita per un semplice giuramento di fedeltà alla Patria. Oggi, a ogni nostro Caduto, ci sono persone che stanno ore in fila per andare al monumento al Milite Ignoto: questo prima non accadeva. C'è rispetto sì, ce n'è tanto di più di un tempo. E poi non posso scordare le lezioni di vita che ci impartiscono i genitori dei nostri Caduti: orgogliosi e fieri dei loro figli. Sempre.

L'Italia ha 150 anni: cosa rappresentano?

La dimostrazione che c'è una sola Italia, che c'è una sola Patria. C'è chi ha dato la vita per questo.

Torniamo agli eroi: l'attuale capo del governo Berlusconi e il senatore del Pdl Marcello Dell'Utri, definirono eroe il chiacchierato stalliere di Arcore Mangano: perchè dal carcere non li tirò in ballo in vicende piuttosto losche. Cosa provò quel giorno?

Sconcerto. Ma soprattutto un senso di nausea. Io cerco sempre di rispettare tutto e tutti, però c'è un limite.

«Certi valori o li hai o non li hai, nessuno te li può insegnare e tu non li puoi imparare»: anche questa sua affermazione lasciò di sale Floris scatenando l'applauso degli ospiti in studio. Venendo all'attualità, a quali valori ha fatto appello aderendo a FLI, accusato ora di tradimento da chi magari scorda facilmente il voltafaccia bossian-leghista del 1994?

Lealtà, onore, rispetto, amor di Patria, giustizia e legalità. I miei valori.

“Per volare non servono le gambe, servono le ali”, le disse un fisioterapista russo tanti anni fa: dove vorrebbe volare oggi Gianfranco Paglia?

Il mio volo mi ha portato ad avere una moglie, due figli: la mia famiglia. Spero di continuare il volo per avere la possibilità di veder crescere i miei piccoli. Il mio inno alla vita.

“Sventurata la terra che ha bisogno d'eroi...”

Bertolt Brecht, certo: l'ho spesso sentita citare. Naturale: non condivido. La terra che ha bisogno di eroi, che ha prodotto eroi, è una terra che è stata ben seminata: che ha dato al mondo uomini di valore. Sfortunata è la terra che non li ha.
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Di amministratore (del 09/11/2010 @ 19:50:57, in Interviste, linkato 960 volte)
Gianfranco Paglia: "La Lega cavalca la crisi"

tratto da un articolo di Paolo Salvatore Orrù per Tiscali

... Gli out out, i ricatti del Senatur, le meline da basso impero dell’Udc rischiano di dividere l’Italia in due. “Per salvare la legislatura è necessario che Berlusconi ascolti le parole di Fini. Che non gli ha chiesto solo di dimettersi, ma anche di valutare l’opportunità di includere nel governo l’Udc di Casini”,  commenta Paglia  che, comunque, allo stato delle cose non se la sente di “ fare previsioni”.  Rancori del passato: “Non si può dimenticare quanto è successo la scorsa estate, quando Berlusconi, di fatto, ha espulso Fini dal Pdl”, dice l’ex parà della Folgore, secondo il quale è stato proprio lo strappo estivo a “marcare le distanze tra il fondatore e il cofondatore del Popolo delle Libertà. Forse sarebbe stato meglio sedersi intorno a un tavolo e parlare senza che nessuno potesse influenzare i loro rapporti”.  Il dado è tratto, però. “Vediamo cosa accadrà nei prossimi giorni. Di certo la Lega sta cavalcando la tigre penalizzando il Sud a favore del Nord. Anche per questo Fini ha alzato la voce: troppi tagli nel Meridione per creare un tesoretto per il federalismo", conclude Paglia.

08 novembre 2010
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