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2008

PAGLIA:HO DETTO SI A FINI, CREDIAMO NELLE STESSE COSE…

Mi mancheranno l’alzabandiera la mattina, la caserma e le missioni all’estero, ma è un occasione importante per far qualcosa di utile per le forze armate. Gianfranco Paglia ha riflettuto a lungo prima di accettare l’offerta di candidatura alle politiche, ma alla fine ha sciolto gli indugi. Sarà uno dei candidati in Campania per il Popolo della libertà. Al check point Pasta, a Mogadiscio, quel 2 Luglio di 15 anni fa, si registrarono i primi morti italiani in combattimento dalla fine della seconda guerra mondiale. Il sottotenente Andrea Millevoi, dell’ottavo Reggimento Lancieri di Montebello, il sergente maggiore Stefano Paolicchi, del nono Reggimento d’assalto Col Moschin e il paracadutista Pasquale Baccaro, del 186mo Reggimento Folgore, caddero a Mogadiscio sotto i colpi delle milizie di Aidid. Altri 23 soldati della missione Ibis rimasero feriti. Tra questi Paglia, all’epoca sottotenente, che in seguito alle ferite è costretto su una sedia a rotelle. Oggi il capitano, Medaglia d’Oro al Valor Militare, ha detto si alla candidatura.

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"A maggio dovrei passare maggiore", dice, ma a maggio, se tutto andrà secondo le previsioni, sarà uno dei nuovi parlamentari del Pdl. Il si alla candidatura in Campania è arrivato dopo una telefonata speciale. "Mi ha chiamato Gianfranco Fini e a lui non potevo dire di no. Mi ha onorato il fatto che abbia pensato a me". Con il presidente di AN, spiega l’ufficiale paracadutista, ci sono valori nei quali entrambi crediamo. Entrare in Parlamento sarà una bella sfida, anche perché non voglio andare a fare il parlamentare generico medio tanto per fare numero. Il mio scopo è contribuire a far si che i militari possono vivere in condizioni sempre migliori e operare in sicurezza nelle missioni all’estero. Paglia lascia intuire di avere le idee chiare: se già riuscissimo a evitare i tagli in Finanziaria per la Difesa, sarebbe un risultato rilevante. Certo mi peserà il fatto di non indossare la divisa, per me sarà un sacrificio non assistere all’alzabandiera. Ma voglio poter contribuire a fare qualcosa di utile anche in questa nuova veste. Evita raffronti con un altro candidato eccellente delle Forze Armate, il generale Del Vecchio, che sarà presente nelle liste del Pd. È stato mio superiore e lo stimo. Voglio vedere semmai l’aspetto positivo in queste candidature su fronti diversi.

Quali? La riscoperta delle Forze Armate da parte di tutti gli schieramenti politici è segno della maturità di un Paese. Ciò che è normale altrove, finora in Italia, non è stato possibile, visto l’antimilitarismo sfrenato della sinistra: Per fortuna le cose stanno cambiando. Mi ha colpito quanto detto dal presidente della Camera, Fausto Bertinotti, che si è presentato dalle truppe di stanza in Libano difendendo la Folgore “lo specchio dell’Italia”. È stata una bella soddisfazione. E la soddisfazione per la fiction che sta preparando su di lui la Rai? Lunedì prossimo iniziano le riprese del film in Bulgaria. Sono stato chiamato sul set come consulente. Il protagonista, l’attore napoletano Ciro Esposito, è stato a casa mia parecchi giorni per discutere della sceneggiatura. Il film Tv che si intitolerà Le Ali, sarà basato sulla vicenda del soldato della Missione Ibis. Scritto e diretto da Andrea Porporati e prodotto dalla Good Time, è previsto nel piano di produzione della Rai, e verrà messo in onda il prossimo anno.


Sarà inevitabilmente romanzato, ma è importante che se parli per onorare il sacrificio di chi non c’è più e per ricordare tutti i militari italiani impegnati all’estero che ogni giorno rischiano la vita. Proprio quelle missioni sono al centro dei pensieri di Paglia. A 38 anni, papà di due bambini di sei anni e quattro mesi, non ha smesso di viaggiare: diverse volte in Bosnia, Libano, Iraq, due volte in Kosovo. Non a caso questa richiesta di candidatura ha scompaginato tutti i suoi piani: "Avevo tutti altri programmi, stavo partendo per Torino per frequentare un master. Senza contare gli impegni per la consulenza del film". Da buon militare, il capitano Paglia sente che è il momento di dire: “obbedisco”.

"Lo faccio per portare la voce delle Forze Armate e di quanti sono impegnati all’estero per il nostro Paese". Un impegno che in questi anni ha visto l’ufficiale paracadutista accanto alle battaglie sui valori condotte da Alleanza Nazionale. Non a caso, sono numerose le attestazioni di affetto e di apprezzamento per questa candidatura.

A cominciare da gesti simbolici come quello arrivato dal presidente della federazione di Napoli e già senatore di AN, Luigi Bobbio, il quale, avendo appreso della disponibilità del capitano Paglia a candidarsi in Campania, ha deciso di rinunciare alla candidatura per far entrare in Parlamento un uomo che ha servito con onore la Patria. Il Presidente Gianfranco Fini, si legge in una nota del partito, preso atto della rinuncia del senatore Bobbio, lo ha ringraziato, rassicurandolo su un suo futuro coinvolgimento nell’azione di governo del Pdl all’indomani delle elezioni.

SECOLO D’ITALIA VENERDI 7 MARZO


PAGLIA, EROE IN SOMALIA: PIU’ SOLDI AI MILITARI

Nel 93 fu ferito in missione nella battaglia al check point Pasta, da allora vive su una sedia a rotelle. Ora viene candidato in Campania.

LA TELEFONATA: E’ stato Fini a contattarmi di persona, non me l’aspettavo. La mia vita cambia.

GLI IDEALI :La politica va fatta sulla base di valori e quelli del Pdl collimano con i miei.

L’OBBIETTIVO: Bisogna impedire tagli finanziari al budget dei nostri soldati all’estero.

Il popolo della libertà s’alza in piedi. Saluta un eroe dei nostri tempi. E’ Gianfranco Paglia che il Pdl candita in parlamento. Gianfranco Fini lo presenta ai pasdaran della libertà facendo un’eccezione chiedendo scusa agli altri canditati che non cito, perché Gianfranco Paglia, per amor di patria ha pagato un prezzo alto in termini di sacrifici. Il pensiero corre al 2 luglio 1993: cecchini somali feriscono l’allora sottotenente della Folgore, 186° reggimento paracadutisti, mentre salva quattro commilitoni nella battaglia del check point Pasta. Paglia ha 22 anni e quelle tre pallottole somale lasciano il segno: lesione al midollo spinale. Medaglia d’oro al valor militare, oggi Gianfranco Paglia vive su una sedia a rotelle e presta servizio alla Brigata Garibaldi di stanza a Caserta.

Capitano Paglia, il Popolo della libertà la candida al Parlamento per il collegio 1 della Campania…

"Sono onorato per la proposta. E’ stato lo stesso Fini a contattarmi telefonicamente e chiedermi la disponibilità a candidarmi. Non me l’aspettavo, davvero. Al presidente di AN ho chiesto solo qualche ora per riflettere".


Vuol dire che aveva, forse, qualche riserva?

"Nessuna riserva, solo che per me sarebbe stato un cambiamento di vita radicale e di questo ne ho voluto discutere con l’amico Fini di persona".

Senza che nessuno glielo chiedesse l’ex pm Luigi Bobbio le ha ceduto il posto in lista e senza reclamare garanzie per altri incarichi. Che ne pensa di quest’inaspettato gesto?

"Luigi mi ha detto che non gli dispiaceva rinunciare a rientrare in Parlamento. Che gli è venuto spontaneo fare quel gesto politico e far entrare chi ha servito con onore la Patria".

Qual è, capitano, la sua idea di politica?

"Sono dell’idea che la politica vada fatta sulla base di valori e quelli del Popolo della libertà collimano con i miei. Cambiano i simboli, Alleanza nazionale e Forza Italia si fondono, ma i valori no, quelli restano intatti perché sono legati alle persone".

Valori e ideali declinati da Silvio Berlusconi nelle sette mission per rialzare l’Italia. Priorità di governo concreto con un impegno anche per le Forze Armate. Non è difficile immaginare che sarà priorità del suo mandato parlamentare…

"Bisogna impedire che ci siano tagli finanziari al budget per i militari impegnati nelle missioni umanitarie. Truppe in missione umanitarie che danno la speranza a chi l’ha perduta. Per i nostri soldati impegnati sul campo occorre un sostegno massimo anche con adeguato supporto di infrastrutture e di equipaggiamento. Questo credo sia un impegno da mantenere per chi in divisa distribuisce cibo, cura malati e costruisce scuole".


E per la sua Caserta? Che farà?

"Sempre sul fronte militare ci sono due realtà, due presenze che vivono in simbiosi con la città: la Brigata Garibaldi e l’Aeronautica. Cercherò di spendermi perché restino immutate".

Per Silvio Berlusconi lei rappresenta un bel esempio per i giovani, per tutti quei ragazzi che devono aver fiducia nel futuro. Sente su di sé il peso di quest’ impegno niente male?

"Sono papà di due splendidi bambini. So che i giovani hanno bisogno di alti ideali e valori, di persone che sono un esempio positivo. A Caserta, nel tempo libero, faccio volontariato presso una comunità per il recupero di tossicodipendenti. Ecco, il mio impegno sarà anche per loro".

IL GIORNALE Domenica 9 marzo


VINCERE SENZA COMBATTERE NON AVREBBE ALCUN SENSO

Il candidato Pdl alla Camera nella circoscrizione Campania 1: "Il nostro Paese ha bisogno di molte cose ed i problemi sono sotto gli occhi di tutti ma è prioritario restituire al popolo una condizione di sicurezza che oggi sembra essergli negata"

È una campagna elettorale atipica… rischi di perdere il contatto diretto con l’elettore, ma andiamo avanti con fiducia per contribuire al cambiamento. Gianfranco Paglia, candidato nella circoscrizione Campania 1 per il Popolo della Libertà, procede in questo difficile percorso con la stessa inalterabile serenità, che da sempre caratterizza ogni sua azione, una coriacea serenità che colui che Fini qualche tempo fa, ha definito un eroe dei nostri giorni, dimostra anche e soprattutto nel dettare le condizioni per il dopo. Dobbiamo smetterla di nasconderci dietro il dito e di tentare a tutti i costi di spalmare su altri, responsabilità. Che vanno onestamente condivise, le cose vanno fatte e vanno fatte subito. Il nostro Paese ha bisogno di sicurezza e di lavoro, quando Fini mi ha telefonato chiedendomi di scendere in campo sono stato chiaro e gli ho risposto: se posso fare qualcosa per il mio Paese mi spenderò senza risparmio altrimenti me ne andrò.

Quali proposte hai intenzione di porre all’attenzione del nuovo governo?

I problemi li conosciamo, e sappiamo che sovente si dichiarano irrisolvibili perché non ci sono fondi, eppure se il popolo invoca da più parti il diritto alla sicurezza, la sicurezza diventa assolutamente prioritaria ed entra nel novero delle cose che vanno fatte e vanno fatte subito. Le forze dell’ordine devono essere potenziate e, badate, non voglio parlare di mezzi ma di uomini, ed aggiungo anche che le forze dell’ordine devono sentire la vicinanza dello Stato, un poliziotto non si deve preoccupare se nel corso di un inseguimento, ammacca o meno l’auto di servizio, perché qualche tempo dopo si andrà a discutere che deve pagare i danni, questo è paradossale e questo fa parte appunto delle cose che si devono affrontare e risolvere nella maniera più giusta ed efficace. Invece ogni volta che si parla di finanziamento registriamo un punto fisso e rituale: i fondi che vengono tagliati per prima, sono quelli relativi alla Difesa.



Immagino che il suo impegno una volta eletto, sarà quindi soprattutto rivolto ai problemi relativi alla sicurezza?

E non solo, vi è un altro problema in Italia… quello relativo alle leggi che non vengono applicate… sono quasi vent’anni che è stata varata la legge sull’abbattimento delle barriere architettoniche, ma continua ad essere applicata in maniera quasi marginale e quel che è peggio non c’è nessuno che controlli…

L’ex comandante della Brigata Garibaldi Del Vecchio, candidato del Pd nel Lazio ha dichiarato proprio ieri, che i militari si candidano solo nel Partito Democratico… lei pensa di essere un’ eccezione?

Affatto… il comandante Del Vecchio prenderà molti voti soprattutto perché è stato un’ ottimo comandante ed è un uomo di valore e quindi se li merita, ma non perché è nel Pd… per quanto riguarda la presenza dei militari nel Pd, a me consta il contrario e che molti si siano canditati con An…

Del Vecchio ha inoltre dichiarato che tra i militari non dovrebbero esserci omosessualità, lei cosa ne pensa?

Io ritengo che certi argomenti non andrebbero affrontati, perché ognuno ha il diritto di gestire il suo privato come meglio crede… la cosa importante è che quanti scelgano la vita militare, siano essi maschi, femmine oppure omosessuali, facciano il loro dovere sempre e comunque… il Paese ha bisogno di fatti e non di chiacchiere.

Francesca Nardi per "Buongiorno Caserta", venerdì 4 aprile


UN EROE IN PARLAMENTO

Una medaglia d’oro al valor militare appesa lì, tra un sogno ed una speranza di miglioramento. La voglia di riuscire a fare qualcosa per il proprio Paese. È stato appena eletto come deputato del Popolo delle Libertà. Ma qualcosa di grande lo aveva già fatto Gianfranco Paglia: quando salvò quattro commilitoni feriti in un agguato a Mogadiscio nel 1993. il suo prezzo lo ha pagato con l’impossibilità di camminare. Ma l’On. Paglia non ha mai smesso di correre dietro i suoi obiettivi. Lo abbiamo incontrato per vedere cosa farà, di concreto, dal momento in cui varcherà le porte di Palazzo Montecitorio.

Onorevole Paglia, come si sente dopo questa vittoria da parte del suo schieramento politico?

Intanto l’attributo onorevole forse non lo merito come non merito l’appellativo di “Eroe”. Oggi, come in quel lontano 1993, farò il mio dovere. Allora era quello di un militare, oggi quello di un rappresentante di migliaia di cittadini italiani che hanno riposto fiducia in noi. Venendo a come mi sento, posso solo dirle che è stata una gioia immensa ed un modo per dimostrare anche a tanti giovani che, se si crede davvero in qualcosa, lo si può raggiungere, anche se non si è perfettamente abili.


Ma quando ha saputo della sua vittoria?

Lunedì in serata. Dopo aver votato nella mia città, Caserta, sono fuggito a Roma per raggiungere la sede del partito. Ero in attesa da ore, tra un’exit pool ed una risata da stress, ho ricevuto una telefonata. Era Gianfranco Fini che, con un tono di gioia mi ha detto: ce l’hai fatta onorevole. Per fortuna la posizione in cui ero mi ha evitato le conseguenze di un capogiro. Poi ho abbracciato quelli che erano al mio fianco.

Come è stato il risveglio da deputato?

Responsabile forse è la parola adatta. Lunedì sono partito dalla Capitale alla volta della Svizzera dove devo sottopormi a delle sedute di fisioterapie, e lì ho realizzato il carico di responsabilità che mi ha investito.

Quando rientrerà a Roma?

Appena ci sarà l’insediamento.

Ma quando ha deciso di candidarsi?

In realtà me lo ha proposto Fini due giorni prima della chiusura delle liste. Sarei dovuto partire per il Libano con la Brigata Garibaldi, ma ho accettato perché vorrei fare qualcosa di importante per il Paese. Ho la tessera di An da anni.

Come farà con la carriera militare?

Per il momento quella si ferma, ma proprio per la mia esperienza nel mondo delle Forze Armate sarò molto attento alle problematiche e ai temi che le riguardano.


Come?

Esistono delle commissioni permanenti, una tra queste e la Difesa per esempio. Se farò parte dello staff credo che potrei dare molto, almeno in termini di conoscenze sul campo penso che qualcosa potrei apportarla. Dopo la mia prima missione (quella in Somalia, dov’è stato ferito) ho continuato, nonostante tutto, a svolgere il mio mestiere. Il militare non è solo quello che imbraccia le armi, i miei colleghi in Afghanistan, Libano, Iraq, sono lì per aiutare le popolazioni e mantenere la pace. Un ruolo innanzitutto umanitario e di pace. Le mancheranno le missioni all’estero ed il mondo militare? Non potrei dire che “si”. Rinnegherei tutto quello che ho fatto fino ad oggi se rispondessi diversamente. Certo mi mancherà la mimetica, il saluto e tutto quello che appartiene a questo mondo, ma cercherò, seppur in giacca e cravatta e non in divisa, di essere utile all’esterno, alle Forze Armate ed al Paese…

Cosa pensa delle missioni di pace all’estero?

Sono utili e non servono per fare una bella figura a livello internazionale, ma per dare un contributo importante alle popolazioni che vivono il dramma della guerra. È’ bellissimo vedere i bambini sorridere o salvare la vita a qualcuno. Sono esperienze che ti arricchiscono dentro.

Quali saranno gli altri argomenti su cui focalizzerà l’attenzione?

Premesso che scelsi questo schieramento perché è portatore dei valori che sono con me, posso dire che inizierò dal rispetto per le forze dell’ordine e l’applicazione della legge sulle barriere architettoniche, che esiste dal 1984. Mi batterò affinché siano intensificati i controlli da parte delle istituzioni e che anche nelle scuole si insegni il rispetto, e non la compassione, per chi è diversamente abile. Poi essendo un cittadino, innanzitutto, cercherò di lottare, come i miei colleghi alle Camere faranno, per l’attuazione del programma. Tasse, scomparsa dell’Ici, agevolazioni per le famiglie in difficoltà, sensibilizzazioni e campagne per la sicurezza sul posto di lavoro e per far sì che i ragazzi, seppur precari, riescano a poter creare delle famiglie autonome. Non sono solo sogni. Devono essere i punti dai quali partire. Sennò anche da padre mi sentirei in imbarazzo con i miei figli.

Roberta Nebbioso per "LA GENTE D’ITALIA" Venerdì 18 Aprile


LA DISCUSSIONE

"NIENTE TAGLI ALLA DIFESA. E AIUTIAMO I DISABILI"

L’impegno del capitano Gianfranco paglia, neo deputato pdl

ROMA – Grande soddisfazione per il discorso di Berlusconi da parte del capitano Gianfranco Paglia, medaglia d’Oro al Valor Militare (la più alta onorificenza concessa dal Capo dello Stato). Vittima di un agguato teso dai miliziani di Aidid il 2 luglio del 1993 a Mogadiscio, il neo deputato Paglia non ha fatto mai mistero di puntare a una Commissione ben precisa: quella della Difesa.

Onorevole, se dovesse essere inserito nella Commissione Difesa quale sarà il suo primo obbiettivo?

La prima, grande vittoria sarebbe quella di evitare tagli nella prossima Finanziaria. Di solito quella lì è una prassi…

Lei ha anche promesso un impegno concreto in un altro ambito…

Si, per quanto riguarda l’abbattimento delle barriere architettoniche spero di riuscire a fare registrare interventi importanti assieme ai miei colleghi.

In campagna elettorale Gianfranco Fini, l’ha definita un eroe dei tempi moderni, una persona che a pieno titolo può rappresentare un bel esempio per i giovani…

Sicuramente è una responsabilità in più che mi spinge ad assicurare un contributo sempre valido e concreto che non deluda nessuno.

Il discorso del presidente Berlusconi contribuisce a dare fiducia al Paese in vista di una legislatura molto delicata. Qual è il suo giudizio?

Sono stati ripresi i punti esposti in campagna elettorale. Bisognerà fare molto, ma il particolare più importante è uno solo: dovremo mantenere tutte le promesse che abbiamo fatto.

Di Ivan Mazzoletti, Mercoledì 14 maggio


"MA I FANNULLONI NON SONO IN CASERMA"

Il capitano Gianfranco Paglia protesta per la parificazione dei lavoratori in divisa agli altri dipendenti pubblici effettuata con il decreto Brunetta. Aveva chiesto di mantenere l’attuale distinzione ma il suo emendamento non è stato accettato.

Roma. Soddisfatto per l’utilizzo dei militari il deputato del Pdl Gianfranco Paglia, il quale ritiene che il provvedimento non può non piacere alle forze dell’ordine, finalmente sgravate da compiti di sorveglianza alle postazioni fisse ed ai presidi cosiddetti sensibili e quindi ricollocate in mansioni di ordine pubblico a loro più consone e gratificanti. Paglia comunque ricorda che l’impiego dell’esercito fu già deciso in passato da governi di centrosinistra in Calabria, Sicilia, Puglia e Campania e all’epoca non ci furono problemi. Ma , a differenza degli anni Novanta- sottolinea- oggi il personale è più preparato ed è formato da professionisti. Il deputato del Pdl ha approfittato proprio della giornata di ieri, che ha posto al centro dell’attenzione la collaborazione tra forze armate e forze dell’ordine, per scrivere una lettera di scuse a queste ultime per il mancato ricevimento di un emendamento alla manovra, da lui presentato, che fissava alcune deroghe nell’applicazione del cosiddetto “decreto Brunetta” rivolto ai troppi assenteisti nel pubblico impiego.


"Voglio chiedere scusa a tutti coloro che indossano l’uniforme - scrive Paglia – chiedo scusa perché, a causa della sciatteria o dell’errore materiale di un burocrate che non ha inserito l’emendamento da me presentato, che dava in modo di applicare in modo diverso il “decreto Brunetta” a tutti coloro che con indosso una divisa rischiano la vita quotidianamente. Il “decreto Brunetta” va a disciplinare le assenze per malattia e per permesso retribuito dei dipendenti delle pubbliche amministrazioni. Come tutti sanno, non tutti i dipendenti hanno lo stesso ruolo, non svolgono tutti le stesse attività e non vengono tutti retribuiti in egual modo". "Mi rivolgo - continua la lettera - a tutti quegli uomini e quelle donne che,quotidianamente, rischiano la vita per garantire a milioni di cittadini sicurezza ed incolumità, in Italia ed all’estero. Il Perché di questo intervento è direttamente spiegato da un errore burocratico che è andato a modificare un emendamento dell’articolo 71 (il piano “anti fannulloni”). L’emendamento in questione garantiva a tutti gli uomini e le donne appartenenti al comparto Sicurezza, al comparto Difesa e ai vigili del fuoco, di non vedere l’applicazione del “decreto Brunetta”. La ragione della proposta di inserimento dell’emendamento era semplice: garantire a tutti coloro, che con dignità ed onore indossano una divisa, un trattamento diverso dagli altri dipendenti delle pubbliche amministrazioni poiché costantemente in pericolo di vita. Un uomo che combatte con le fiamme di un incendio, un carabiniere che viene colpito da due proiettili mentre è in servizio, un poliziotto che sventa un furto, o un militare che salta in aria, non possono e non devono essere considerati semplici “fannulloni” ma devono potersi vedere applicare delle normative (previste nell’emendamento non inserito) che regolamentino in maniera “particolare” tutte le attività di Sicurezza e Difesa. Purtroppo è stato un errore umano (almeno credo) a portare al non inserimento di questo emendamento da parte di qualche burocrate che credeva, trattandosi di Difesa e Sicurezza, di partecipare ad una partita di Risiko o probabilmente stava pensando alle vacanze estive, invece di svolgere in maniera seria ed oculata il proprio dovere". ”Dovere” è anche la parola chiave – scrive il deputato del Pdl – per tutti coloro che indossano una divisa, il “dovere” nei confronti dello Stato, il “dovere” per la salvaguardia dell’incolumità dei cittadini, il “dovere” di essere uomini e donne con dei valori sani.


Valori che Alleanza nazionale ha sempre cercato di issare come una bandiera mentre una coltre di malvivenza, criminalità e opportunismo copriva il panorama nazionale ed in parte colpiva la stessa classe politica. Valori che tutti gli uomini e donne in divisa conoscono bene rischiando ogni giorno la vita per i cittadini italiani e per quelle popolazioni colpite da guerre interne al proprio Paese. Ed era proprio per quest’ultima ragione che volevamo garantire a tutti coloro che indossano l’uniforme un trattamento diverso rispetto agli altri. Mi scuso quindi – conclude Paglia – per non aver potuto far inserire l’emendamento ma sono sicuro che in breve tempo potremo riparare all’errore. Sono altrettanto sicuro che sia il ministro degli Interni che il ministro della Difesa si adopereranno per risolvere la questione tanto delicata quanto importante. Conoscendo la lealtà, l’onestà e l’attenzione dei due ministri, non posso fare altro che convincermi del fatto che faranno il possibile per risolvere la questione. Entrambi hanno mostrato, da sempre, di essere attenti alle problematiche che investono chi indossa la divisa". Il ministro della Pubblica amministrazione, Renato Brunetta, ha comunque precisato che "non c’è alcuna richiesta di schedatura dei dipendenti ammalati con relativa diagnosi". Quello che è in corso – ha aggiunto – è "un monitoraggio sulle assenze negli ultimi mesi confrontate negli stessi mesi dell’anno precedente, al fine di monitorare gli effetti della norma e individuare eventuali correttivi".

SECOLO D’ITALIA, 5 Agosto


MISSIONE " STRADE SICURE " ECCO I SOLDATI ANTI – RAPINA

IL 4 AGOSTO IL PRIMO CONTIGENTE, OGNI SETTIMANA UN NUOVO PRESIDIO VISITA IN CASERMA DI ALESSANDRA MUSSOLINI E GIANFRANCO PAGLIA

Si comincia il 4 agosto con trecento uomini, ma poi a regime, di step in step (il secondo è previsto per l’11), ne saranno impiegati dai 2600 ai 3000. Sono i soldati dell’operazione "Strade sicure ", la missione napoletana dell’esercito contro la criminalità. Al secondo comando delle forze di difesa alla caserma Cavalleri di San Giorgio a Cremano si è già pronti. E ieri mattina c’è stata la visita dei deputati Alessandra Mussolini e Gianfranco Paglia, ai quali il generale di corpo d’armata, Carlo Gibellino, ha esposto i compiti dei militari sia in "Strade sicure" che nell’altra operazione già in corso, "Strade pulite", quella che ha lasciato in giro solo l’inestirpabile "zuzzimma" in cui si sguazza dai tempi dei greci fondatori. I nostri uomini stanno lavorando tranquillamente ha spiegato Gibellino. Dimostriamo che l’esercito è qualcosa di solido su cui il paese può fare affidamento. Orgoglio legittimo per un impegno, quello civile in Italia, che talvolta viene enfatizzato o denigrato, ma che avviene più spesso di quanto si pensi. A cominciare dalle grandi catastrofi. Milioni di campani hanno impresse nella memoria le immagini dei soldati che scavano tra le macerie del terremoto del 1980, giusto per fare un esempio. O le operazioni di bonifica di ordigni bellici o mine esplosive: 870 nel 2007, 465 dall’inizio di quest’anno. E Gibellino ha ricordato il recente sminamento a Piazza Municipio, dove è stata trovata una bomba della seconda guerra mondiale.


La Mussolini non è riuscita a trattenere la battuta: potevate farla brillare là. Che tipo di interventi saranno affidati ai soldati è ancora tutto da stabilire nei dettagli. Le consegne (comunemente definite regole d’ingaggio) saranno decise dai prefetti nei prossimi giorni. E i militari si stanno addestrando a tutti i compiti di sicurezza. Non è la prima volta. Basti ricordare le operazioni "Partenopee" o "I vespri". Siamo una risorsa per l’Italia, spiegano ufficiali e soldati semplici, pronti a dare una mano nelle emergenze. Ma di fronte a un reato che viene commesso come si comporterà un militare impegnato in "Strade sicure"? La risposta, spiegano, sarà proporzionata al reato. Del resto anche un semplice cittadino ha il dovere di denunciare un crimine. I militari nel torrido agosto vigileranno i luoghi sensibili istituzionali, turistici (li vedremo dal Lungomare ai Decumani), ma anche socialmente a rischio, come le periferie. Per alcuni controlli e per aree particolari della città saranno istituiti dei veri e propri check point, con la possibilità di dare l’alt e di perquisire. Del secondo comando (che ha competenza per tutti i Centri Sud e le Isole), quando l’operazione sarà totalmente avviata, indosseranno la mimetica circa 1800 uomini, il resto arriverà dal primo Comando. Alloggeranno nelle caserme Marselli di Corso Malta, nella Mameli di Via Lahalle, nella Cavalleri di San Giorgio e in altre strutture. "Verso i soldati i cittadini hanno un approccio diverso rispetto a quello che hanno polizia e carabinieri: meno legato al rapporto quotidiano" ha commentato la Mussolini. Nessun dubbio quindi è impermeabile alle critiche di chi è ostile a una militarizzazione del territorio: " La gente si sente rassicurata, li vuole vedere. Sa che è un’ operazione limitata nel tempo".

IL MATTINO, Agosto


RAI UNO - Domani in onda "Le ali" diretto da Andrea Porporati

IL PARA’ FERITO IN SOMALIA, UN DRAMMA DA FICTION

Paglia, costretto sulla sedia a rotelle, ora è deputato Viale Mazzini: film tv progettato durante il governo Prodi, quando il militare non era ancora candidato Pdl. ROMA- Non si è mai arreso. Gianfranco Paglia si sente addirittura fortunato e sorprende per la sua forza interiore. Era un parà, in missione di pace in Somalia. Il 2 luglio 1993 a Mogadiscio scampa miracolosamente a un attentato, in cui perdono la vita tre soldati dell’esercito italiano e altri ventitré restano feriti. Nell’eroico tentativo di mettere in salvo i suoi compagni, Paglia viene colpito da tre proiettili, uno dei quali gli trancia di netto due vertebre. La diagnosi è crudele: tetraplegia. Secondo i medici il destino del giovane sottotenente, aveva solo 23 anni, è l’immobilità. "Ma io non ci ho creduto", afferma oggi Paglia, la cui storia di coraggio e ferrea volontà è diventata un bel tv-movie, "Le ali", realizzato dalla Goodtime di Gabriella Buontempo e Massimo Martino per Rai Fiction con la regia di Andrea Porporati, in onda su Rai uno domani alle 21:10. non ci ha creduto e, dopo anni di cure, sofferenze e un lungo, faticoso percorso riabilitativo, grazie anche all’amore dei familiari, ha intrapreso una nuova esistenza. Sia pure su una sedia a rotelle, è rimasto nell’esercito e ha continuato a partecipare alle missioni di pace in vari paesi. Dice: "non mi sento un eroe e non credo di aver fatto nulla di particolare. Anzi, sono fortunato, perché sono tornato vivo dalla Somalia e ho avuto alle spalle le Forze Armate che, non solo mi hanno aiutato dal punto di vista fisioterapico, ma mi hanno permesso di tornare in servizio, per continuare a fare quello che avevo sempre fatto". Poi aggiunge: "ho acconsentito alla realizzazione di questo film, per ricordare che quindici anni fa tre ragazzi sono morti e ce ci sono uomini e donne in divisa che rischiano la vita per tenere fede a un giuramento. Soprattutto voglio dimostrare che, anche nelle avversità, la vita va avanti e va vissuta il meglio possibile, senza arrendersi mai.


Ma per dare il suo sì definitivo al progetto, ho chiesto il permesso – precisa – alle famiglie dei tre commilitoni scomparsi". Nel ruolo del protagonista, Ciro Esposito, con Raffaella Rea nella parte di Giovanna, moglie di Paglia, e Sergio Friscia nei panni dell’amico e fisioterapista Antonio, che lo ha riportato a una vita quasi normale. Remo Girone e Tosca D’Aquino interpretano invece i genitori del parà. Confessa il regista: "quando mi hanno proposto questo film, non conoscevo la storia, che poi mi ha affascinato. L’unico mio timore, era quello di apparire retorico". Interviene Esposito: anch’io non conoscevo la vicenda e nemmeno il mondo dei diversamente abili. Oltretutto, non ho neanche fatto il militare. Ma sono stato molto aiutato sul set da Gianfranco. Nell’aprile scorso, alle ultime elezioni, Paglia è diventato deputato Pdl. La stessa aerea politica cui appartiene il marito della produttrice Buontempo, Italo Bocchino. Ma la Rai sottolinea: questa fiction è stata progettata in tempi non sospetti, più di un anno fa, durante il governo Prodi, quando Paglia non si era neanche candidato alle elezioni. E a proposito del suo impegno politico, l’ex parà, ora con il grado di maggiore in aspettativa, sottolinea: ho accettato di scendere in campo, per far qualcosa per il mio Paese non solo in uniforme, ma anche in giacca e cravatta. Attualmente faccio parte come tecnico, della Commissione Difesa, ma la considero comunque una parentesi e non so se continuerò. È un’esperienza nuova e devo ammettere che la divisa mi manca molto. Un’autentica passione, la sua, tanto da continuare, anche dopo l’incidente, a lanciarsi, a volare come paracadutista sportivo. Perché come recita una frase del tv-movie, per volare non servono le gambe, ma le ali. LE ALI, racconta la storia di Gianfranco Paglia che in Somalia rimase gravemente ferito in un agguato. Foto che ritraggono l’attore, Ciro Esposto che interpreta il suo ruolo con Gianfranco Paglia.

EMILIA COSTANTINI per "Corriere della sera", Sabato 8 Novembre


"SONO NAUSEATO. NON SI PUO’ AVERE FIDUCIA"

"Sono nauseato". Gianfranco Paglia, parlamentare del Pdl, medaglia d’oro al valor militare, onorificenza meritata a Mogadiscio nella battaglia del check point Pasta il 2 luglio 1993 dove persero la vita tre soldati italiani. Il tenente dei paracadutisti Paglia rimase gravemente ferito e da quel giorno è su una sedie a rotelle. Già nei giorni scorsi Paglia, da ex ufficiale aveva espresso la sua massima considerazione per i generali sottoposti a giudizio. Ora a sentenza pronunciata resta sbigottito.

Se l’aspettava una simile sentenza?

"Solo in Italia accadono certe cose. Sono profondamente nauseato. Si doveva trovare il colpevole. Un colpevole ci deve essere sempre in questo Paese. Non sta in cielo né in terra".

Cosa non sta in cielo né in terra?

"Che un comandante che sta tutti i giorni con i suoi uomini non faccia il possibile per la sua sicurezza. Chi guida un gruppo si sente responsabile della sicurezza di tutti, vive con i suoi uomini 24 ore su 24, condivide con loro ogni momento della giornata ed anche i rischi insiti nella missione".

Pensa che ci saranno conseguenze nelle Forze Armate?

"E’ una bella botta. La fiducia finisce sotto i piedi. È la dimostrazione che in questa nostra Italia chi fa il proprio dovere paga sempre. È sempre stato così. Un capro espiatorio va trovato a ogni costo. Andrebbe rivista tutta la materia, ma appena si accenna a fare la riforma della giustizia vede quello che succede. Non c’è niente da fare, di fronte a simili sentenze si rimane sbigottiti. Un comandante dovrebbe avere la bacchetta magica e prevedere quando il terrorista farà l’attentato. Questo vuol dire la sentenza emessa dalla magistratura".


Quindi ritiene che debbano essere cambiate le regole?

"Sicuramente. Alla riapertura del parlamento voglio capire bene e anche con altri colleghi che provengono dalle Forze Armate vedrò quello che si può fare. In questo modo resta solo la totale sfiducia. Del resto è quello che accade tutti i giorni alle forze dell’ordine che operano in Italia. Il minimo errore viene pagato. E ora anche le Forze Armate rischiano di pagare per quello che fanno nelle missioni all’estero".

Lei che è stato in missione con le conseguenze note come pensa reagiranno i militari sul campo?

"Certamente non bene. C’è da reagire però a simili sentenze. I giudici non si rendono conto che chi veste una divisa e giura fedeltà alla Patria ci crede. Sempre. È un fatto serio".

Ora il generale Stano dovrà risarcire i parenti delle vittime…

"E’ veramente uno squallore. Oltre al danno anche la beffa. E poi uno deve avere fiducia nella magistratura. Spero che si faccia qualcosa. Ho conosciuto i parenti delle vittime e a nessuno di loro può far piacere una cosa del genere".

A Nassiriya è stato sottovalutato il pericolo?

"La pericolosità di Al Qaeda si è manifestata proprio da quel 12 novembre. I nostri sono arrivati con un profilo basso ma non in termini di sicurezza. Erano in missione di peacekeeping e quindi non si sono posti come un esercito invasore e occupante. Questo non vuol dire cedere sotto il profilo della sicurezza. Tutt’ altro".

Maurizio Piccirilli per "Il Tempo", 21 Dicembre