back to home page

2010

"IL SACRARIO DEI GIUSTI" SULL’EREMO DI SAN VITALIANO

"Lo Stato deve meritare il sacrificio di un giusto, innanzitutto non dimenticando", ha detto ieri pomeriggio il sottosegretario di Stato alla Difesa, Guido Corsetto, inaugurando all’Eremo di San Vitaliano il "Sacrario della Memoria" per i militari italiani caduti nelle missioni di pace all’estero, mentre la pioggia battente sembrava voler sottolineare le sue parole. L’idea di un luogo simbolico che ricordasse i "giusti" italiani, morti in missioni umanitarie all’estero, venne quattro anni fa ad una bimba, l’allora undicenne Daniela Paglia, sorella dell’eroe e ora parlamentare Gianfranco Paglia, e volle condividerla con l’allora Capo di Stato Maggiore della Difesa, ammiraglio Di Paola, inviandogli una lettera.

2013
2012
2011
2010
2009
2008

E quell'idea è diventata realtà a Casola di Caserta, tra le mura dell’Eremo di San Vitaliano, luogo simbolo della memoria e della continuità in un quartiere che nell’ultimo anno ha offerto alle forze militari dello stato ben quaranta dei suoi giovani. Al tavolo dei relatori ieri, insieme all’onorevole Corsetto, anche il parlamentare e capitano Gianfranco Paglia, don Valentino Picazio, rettore dell’Eremo di San Vitaliano, e gli attori del film "Le Ali", dedicato proprio alla vita del capitano Paglia e al suo gesto eroico in Africa.

In platea, oltre alle autorità politiche e militari della provincia, anche i familiari degli eroi militari del nostro tempo. "La nostra provincia è salita alla ribalta della cronaca per la presenza dello Stato a tutela della legalità – ha sottolineato l’onorevole Paglia, ma è anche tra le province più prodiga di arruolamenti. Che sia qui il luogo della memoria significa dare il senso di ciò, dove lo Stato si manifesta non soltanto contro l’ingiusto, ma anche per dire ai giusti: grazie, non ti dimenticherò rendendomi degno del tuo sacrificio".

Il Mattino 06 Marzo


PAGLIA ATTACCA STRADA DOPO LE ACCUSE SUI MILITARI

CASERTA. Gino Strada, fondatore di Emergency ha affermato, come hanno riportato tutti i media nazionale che Emergency “non vuole avere nessun rapporto, di nessun tipo” con i militari italiani nei paesi dove operano gli ospedali dell’organizzazione umanitaria. Facciamo cose diverse: noi ha detto, siamo lì per salvare vite, loro sono lì per ammazzare. Non c’è mai stato con loro un punto d’incontro e non vedo come potrebbe esserci. Tale gratuita ed offensiva affermazione, che potrebbe avere anche un risvolto penalmente perseguibile, ha fatto andare su tutte le furie l’onorevole Gianfranco Paglia che conosce molto bene le forze armate italiane e cosa fanno sui teatri del mondo dove gli uomini e le donne con le stellette vengono mandati dal nostro Parlamento, sempre nel pieno rispetto dell’articolo 11 della nostra Costituzione. Gentile Direttore ha scritto Paglia – leggo con enorme disgusto e profondo rammarico quanto affermato ieri da Gino Strada: ha dichiarato che Emergency è lì per salvare vite umane mentre i nostri soldati sono lì per ammazzare.

Le sue affermazioni sono vergognose, inammissibili e dettate da un fine ben preciso: non avere nessun controllo sul proprio operato. Ci deve spiegare allora come farebbe a riportare la democrazia, la legalità e la libertà in quei paesi dove operano i nostri militari, forse con bende e cerotti? Ci dimostri in quali casi i nostri uomini hanno usato la forza se non per difesa. Nessuno mette in discussione l’operato dei volontari della sua organizzazione ma certamente non si può tacciare di assassinio uomini in divisa che mettono a repentaglio la propria vita molto più dello stesso Strada, senza scendere a nessun tipo di compromesso. Per fortuna l’opinione pubblica la pensa diversamente e apprezza sempre più i nostri soldati, uomini presi d’esempio in tutto il mondo per il loro modo di operare con umanità e professionalità al tempo stesso: sempre grazie ragazzi.

On. Gianfranco Paglia.

Nunzio De Pinto per la "Gazzetta di Caserta" Venerdì 7 Maggio


Lettera al Direttore di "Libero"

Dopo quanto letto sull'Espresso sono rimasto nauseato ed indignato che un settimanale così rinomato possa, per vendere qualche copia in più, infangare l'Onore dei Nostri soldati. Mi riferisco ad una fantomatica ritorsione da parte dei soldati italiani avvenuto il 18 maggio, il giorno dopo la morte dei due alpini della Brigata Taurinense, nei pressi di Bala Murghab. Vorrei precisare che Lealtà, Onore e Sacrificio fa parte del DNA del soldato italiano, le ritorsioni non ci appartengono. Noi in Afghanistan ci siamo andati non per combattere una guerra, ma per portare stabilità ed eliminare in "Casa" loro il terrorismo.

Bala Murghab è una zona molto delicata dove da mesi l'esercito Afghano supportato da ISAF cerca di eliminare sacche di resistenza talebana per averne il controllo ed è ovvio, ma forse non per tutti, che per fare ciò a volte è necessario l'uso delle armi. Sembrerà scontato ma voglio ribadirlo che, maggiore controllo e sicurezza Noi riusciremo ad avere in Afghanistan,  minore sarà il rischio di veder tornare i Nostri soldati in una bara di legno avvolta dal Tricolore. Chi ha un poco di dimestichezza con certa stampa sa bene come viene impostato un articolo che nasce da poche righe di un dispaccio militare, si deve per forza di cose lavorare di fantasia, usare sempre il condizionale e buttare giù il titolone a effetto: troppo facile, molto dannoso. Un' operazione come quella descritta dall'Espresso è organizzata  tempo prima e non può essre pianificata in poche ore.  Dispiace che ancora oggi, nonostante le Forze Armate Italiane continuino a fare il proprio Dovere all'Estero rappresentando l'Italia e non i governi, ci sia sempre qualcuno che metta in dubbio il loro operato. Peccato che questo qualcuno non si renda condo che spesso una penna,erroneamente usata, crei più danni di un proiettile.

On. Gianfranco Paglia

29 Maggio


ORA APPREZZO ANCHE LE PICCOLE COSE DELLA VITA

Ferito in una missione in Somalia e costretto su una sedia a rotelle, adesso il deputato Gianfranco Paglia combatte la sua battaglia nella quotidianità. Con tante meravigliose conquiste, come vestirsi da solo e guidare

Era un giovane sottotenente dei paracadutisti quando, il 2 luglio 1993, Gianfranco Paglia fu ferito durante una missione in Somalia nel tentativo di recuperare alcuni soldati in un’imboscata. In quel terribile momento, Gianfranco ha perso l’uso delle gambe, ma non la voglia di servire il suo Paese. Ha continuato a lavorare nell’Esercito, si è costruito una bella famiglia ed è diventato deputato e membro della Commissione Difesa della Camera.

Cosa ricorda di quel 2 Luglio del ’93?

Tutto: i tafferugli, i bambini e le donne che ci tiravano le pietre e, dietro, gli uomini che hanno cominciato a spararci. Quando sono stato colpito ho capito subito di essere grave, perché non riuscivo più a muovere niente. Ho pensato che dovevo rimanere sveglio, perché se chiudevo gli occhi forse non li avrei più riaperti.

Quando hai saputo che non avresti camminato più?

In un ospedale svizzero specializzato. Il medico mi ha detto: "Se vuoi piangere, piangi pure", ma piangere non serve a niente. Sono contento di avere recuperato almeno l’uso delle braccia e delle mani.

Ti senti fortunato per essere vivo o sfortunato per essere stato colpito?

Quel giorno ci sono stati tre morti: io mi sono sempre sentito fortunato.

Hai avuto la medaglia d’oro, sei un eroe?

No, ho semplicemente fatto il mio dovere e sono dispiaciuto di non essere riuscito a portare tutti in salvo. Tra i morti c’era un ragazzo di 20 anni, ci penso sempre.

Cos’è cambiato da quel giorno?

Ho bisogno sempre di qualcuno per fare le scale e posso lanciarmi con il paracadute solo in tandem.

Con il paracadute? Ma chi te lo fa fare di rischiare?

Sono cose che danno un’emozione irripetibile. Ho smesso solo quando sono nati i miei figli, per senso di responsabilità verso di loro. Costruirmi una famiglia è sempre stato il mio obbiettivo. Con Giovanna eravamo fidanzati da prima dell’incidente, ci siamo sposati e sono nati Vittoria, che ha otto anni ed è la mia principessa e Antonio che ne ha due e mezzo e sembra un piccolo marine, biondo con gli occhio azzurri.

E se un giorno volesse fare l’ufficiale?

Non potrei impedirglielo, ma sarei preoccupato: la divisasi indossa solo con onore e sacrificio.

Hai mai desiderato lasciare l’Esercito?

No. Il mio pensiero è stato da subito rientrare in servizio. Ho fatto altre missioni all’estero, dalla Bosnia al Libano.

Dentro, sei una persona diversa?

Chi mi conosce dice che sono diventato più duro nell’affrontare la vita, ma so sempre divertirmi con gli amici e allo stadio.

Cosa hai imparato dalla tua esperienza?

Ad apprezzare di poter tornare a casa per cena, potermi vestire da solo e poter guidare: piccole cose meravigliose.

Cosa ti manca della vita di prima?

Giocare a pallone.

Cos’è la felicità?

Vedere i miei figli crescere bene.

"Confidenze tra amiche", 31 Agosto


Il finiano Gianfranco Paglia: "La legislatura è nelle mani di Silvio Berlusconi"

“Spero che Silvio Berlusconi accetti gli inviti che gli ha rivolto Gianfranco Fini: il nostro Paese ha bisogno di continuità non di tornare al voto”. Per Gianfranco Paglia, deputato di Futuro e Libertà, ex capitano dei parà della Folgore, medaglia d’oro al valor militare, il dopo Mirabello è già cominciato. E sebbene l'eco delle parole dell'ex segretario di An non si sia ancora sopito, il dialogo, seppur teso, per tentare di salvare la legislatura è tenuto vivo dai soliti pontieri. “Se Berlusconi – commenta l’ex capitano della Folgore - ha il senso dello Stato, ed è lo statista che ha sempre ritenuto di essere”, il lavoro di ricucitura dei rapporti fra le due componenti di destra “potrebbe non essere impossibile”. Anche se Umberto Bossi, l’unico vero alleato del “partito del predellino” (Fini dixit), ogni giorno soffia sul fuoco delle divergenze, con l’intento di non tirarla troppo per le lunghe e di tornare alle urne a novembre. “Che per il premier non sia un momento facile lo dimostra il ritiro delle proposte di legge sulle intercettazioni telefoniche e il processo breve”, conferma Paglia.

On. Paglia, Fini a Mirabello ha lanciato il sasso che scotta al presidente del Consiglio. E ora?

“Finché si tratterà di portare avanti il programma concordato nell’ultima campagna elettorale il nostro sostegno al Governo non mancherà. Se invece il premier ha in mente altre cose dovrà, indubbiamente, concordarle con noi”.

Col niet al processo breve, Fare Futuro ha fatto un altro sgarbo al Cavaliere?

“Il processo breve? Non si può dare la sensazione alla gente che la maggioranza sia pronta ad approvare norme che possano servire per eliminare i processi che interessano il premier. Gli italiani non devono avere alcun dubbio sulla lealtà del governo. Si può, invece, pensare ad una legge che offre uno scudo temporaneo alle più alte cariche dello Stato durante il mandato. La magistratura starà così tranquilla e serena e potrà fare i processi a fine corsa. Fare Futuro, insomma, è contraria alle leggi ad personam”.

Ci sono pontieri all’opera per ricucire almeno alcune parti dello strappo di Mirabello?

“Adesso la decisione spetterà a lui … Fini, i ministri, i sottosegretari di Fare Futuro, che ancora fanno parte dell’attuale governo, hanno sempre dimostrato grande lealtà e senso delle istituzioni. Berlusconi adesso li vorrebbe, pare, fuori dal governo. E questo non mi sembra equo né dal punto di vista politico né dal punto di vista umano. Se insiste nel suo intento vorrà dire che non vuole andare avanti e che non vuol più pensare a ciò che in questo momento è la cosa più importante, cioè di governare il Paese”.

Potrebbe sempre ritentare una nuova campagna acquisti. Chi potrebbe cambiare maglia?

“Non mi sembra che il Cavaliere sia riuscito a comprare qualcuno: nessuno di noi si è rimangiato ciò che ha detto e ciò che ha fatto. Il Cavaliere ha la squadra che si merita”.

Riforma elettorale, il sistema dei due listoni bloccati non le sembra troppo poco democratico?

“Il sistema elettorale prima della bagarre non piaceva a nessuno, nemmeno agli uomini di Umberto Bossi. Ora chi sta al governo sembra apprezzarla. Ci sono molte incongruenze, anche perché lo stesso Fini che ha appoggiato la precedente riforma elettorale ha detto di aver sbagliato. Il risultato è sotto gli occhi di tutti: nel Parlamento ci sono personaggi che in altri tempi tutto avrebbero potuto fare, tranne il deputato o il senatore. Mi sembra giusto, quindi, cambiare, per far scegliere i parlamentari dagli elettori”.

Per la riforma elettorale non basta una legge ordinaria. Siete disponibili ad alleanze trasversali?

“Penso che la legge elettorale debba essere il frutto di un voto bipartisan. Spero che in questo si possa trovare un punto di intesa anche con il Pdl e la Lega Nord. Comunque ritengo che prima di scatenare tutto questo bailamme sia necessario mettere mano ai problemi economici che stringono in una morsa senza precedenti l’economia italiana”.

Intervista a Tiscali.it di Paolo Salvatore Orrù, 18 Settembre


Per non dimenticare

1° Caporal Maggiore Matteo Mureddu, Sergente Maggiore Roberto Valente, 1° Caporal Maggiore Massimiliano Randino, 1° Caporal Maggiore Gian Domenico Pistonami, Tenente Antonio Fortunato, 1° Caporal Maggiore Davide Ricchiuto. Ho volutamente scritto i loro nomi in ordine non gerarchico, erano in missione e in quel contesto il grado differanzia i compiti e le responsabilità ma non il destino che accomuna tutti. E’ passato un anno da quel tragico 17 settembre dove i Parà della Folgore durante un servizio di pattugliamento e di scorta, tra le strade di Kabul, due automezzi blindati “LINCE” del 186° Reggimento Paracadutisti Folgore di Siena, subivano un vile attacco condotto con una micidiale e potentissima carica esplosiva nascosta al lato della strada. La tremenda esplosione, provocò la scomparsa dei nostri soldati.

Ai 6 militari è stata conferita una “croce alla memoria”. Loro, come tutti i nostri soldati che compongono l’Esercito Italiano, sono i custodi di tutti quei valori fondamentali che hanno contribuito a rendere grande il nostro Paese nel mondo. Valori come Lealtà, Onore, Fedeltà, Sacrificio. Nonostante ciò, troppo spesso non sono stati capiti e per questo criticati ed ancora oggi c’è qualcuno che si permettere di giudicare il loro operato. Ma loro continuono in silenzio a fare il proprio Dovere sempre con serietà, umilta’, e con quella preparazione straordinaria che li ha sempre contraddistinti, tenendo fede al giuramento reso alla Patria. L’opinione pubblica deve capire che i soldati non rappresentano ne Governi di centro destra ne di centro sinistra, loro rappresentano la Nazione. Non definiteli Eroi essi sono “semplicemente” donne ed uomini che decidono di servire il proprio Paese indossando l’uniforme. I nostri ragazzi quando vengono inviati in Missione in terre martoriate dalla guerra sanno benissimo i rischi che corrono, ma le loro motivazioni restano altissime, perchè coscienti del fatto che il loro operato e la loro presenza possa favorire la rinascita di quel Paese. Dare la possibilità, ad una popolazione che a stento si conosce, di tornare ad avere una vita normale. Ma la qualità più grande, quella che ci rende i migliori , è di riuscire ad ottenere anche se armati il consenso tra la gente, il sorriso di un bambino . La professionalità, la determinazione, l’umanità ed il sorriso dei nostri soldati è apprezzata in tutto il mondo, sono caratteristiche che contraddistinguono solo i migliori. Sparare solo quando è necessario. Sacrificare se stesso per chi non conosci. Questo è il Soldato Italiano. La Folgore in Afghanistan ha pagato un prezzo altissimo, avendo vissuto la scomparsa anche del 1° Caporal Maggiore Alessandro Di Lisio dell’ 8 Reggimento Genio della Folgore e del Maresciallo Lorenzo D’Auria. Oggi però è doveroso ricordare anche e soprattutto chi vive dietro ogni soldato cioè le loro famiglie, che virtualmente giurano Fedeltà alle istituzioni. Il loro compito è tra quelli più ardui, supportare moralmente e fisicamente le loro scelte, le loro difficoltà, i loro sfoghi. Ma essi sono anche i primi a piangere i propri cari quando rientrano in Italia in bare avvolte dal Tricolore.

Essere Italiani vuol dire essere fieri dei NOSTRI SOLDATI e non ricordarsi di LORO solo quando Sacrificano la loro vita. Ricordiamoci di ciò che fanno anche dando loro la possibilità di una vita più che dignitosa: lo meritano.

Gianfranco Paglia

"Il Tempo" di Roma, 21 Settembre


Incontro Paglia, Agnetti, Gaiani e Marrone domani alla Casa della Musica

Soldati in Afghanistan, storie di valori

La medaglia d’oro al valor militare Gianfranco Paglia, ufficiale della Folgore, Pino Agnetti e Gianandrea Gaiani, giornalisti di guerra, e lo scrittore e paracadutista Andrea Marrone, tracceranno il profilo del nuovo modo di percepire il lavoro delle forze armate. L’appuntamento è per domani (24 settembre), alle 17.30, nella Casa della Musica in piazzale San Francesco 1. L'ingresso è libero. Negli ultimi anni abbiamo assistito ad altri cambiamenti tecnici e culturali delle Forze armate, che hanno impostato nuovi rapporti con stampa e con gli intellettuali in generale. Per questo i paracadutisti dell’AnpdI di Parma e la testata telematica parmense www.congedatifolgore. com , punto di riferimento nazionale dell’ambiente, con il patrocinio della Mondial Express srl di Parma, specialista di trasporti verso paesi "caldi" come l’Afghanistan dove opera regolarmente, hanno invitato quattro testimoni qualificati di questi cambiamenti in un incontro dal titolo "L’uomo soldato e i suoi valori. Le missioni internazionali e la loro percezione nella società". Si parlerà del giornalismo che ne descrive l’azione “sul campo” e di un romanzo dove il protagonista è un giovane paracadutista. Relatori d’eccezione saranno l’onorevole Gianfranco Paglia, due giornalisti di prima linea e l’autore del racconto ambientato in Afganistan ai giorni nostri. Aprirà l’incontro il maggiore Gianfranco Paglia, medaglia d’oro al valor militare, ufficiale dei paracadutisti in servizio, temporaneamente prestato al Parlamento, membro della Commissione difesa della Camera. Parlerà da Ufficiale che ha svolto missioni all’estero, anche recentemente, e da parlamentare che ha ripetutamente visitato i teatri operativi. Continuerà Pino Agnetti, noto giornalista e scrittore che segue le forze armate da anni in tutti i teatri. Nel 1993 era in Somalia come inviato speciale in teatro di guerra, poi in Iraq e Afganistan più volte, in Georgia e nei punti caldi del mondo. Nei suoi libri-reportage ha affrontato con originalità e schiettezza i problemi del nostro impegno internazionale. Sarà poi la volta di Gianandrea Gaiani, giornalista, analista geopolitico, appena rientrato dall’Afganistan. Il suo ultimo servizio su Panorama è di pochi giorni fa, spedito da Bala Murghab. L’in tervento finale sarà di Andrea Marrone, che parlerà del suo romanzo Kaffir. Il libro narra la storia di un paracadutista in Afghanistan. Il lavoro di Marrone rappresenta anche una delle più recenti collaborazioni con l’istituzione militare, di cui ci parlerà.

La Gazzetta di Parma, 23 Settembre


Gianfranco Paglia: il volto di un’Italia migliore

Nell'epoca in cui viviamo, chi professa valori come Patria, dovere, onore o fedeltà rischia di venir guardato con sospetto e disprezzo da alcune frange (fortunatamente sempre più esigue se pur fastidiosamente persistenti) di soggetti bovìnamente asserviti a pseudo ideali improntati ad un pacifismo partigiano e di maniera, in essi instillati dai "cattivì maestri" che ancora allignano nelle aule scolastiche e nella "intellighentzija" parassita e salottiera che non perde occasione per sputare calunnie, acredine ed astio verso le Forze Armate ed i loro rappresentanti; patetici soggetti che dormono comodamente sotto le coperte di quella libertà che uomini e donne in uniforme garantiscono loro con diuturno impegno e silenzioso senso del dovere, incuranti della loro ingratitudine. A fronte di tale squallore siamo confortati da dati di fatto incontrovertibili che testimoniano una inversione di tendenza da parte della pubblica opinione, che guarda alle nostre Forze Armate con crescente ammirazione e rispetto. L'aumento delle domande di reclutamento e la calorosa accoglienza riservata ai partecipanti dell'ultimo Raduno Nazionale di Udine ne sono la riprova più evidente: scene analoghe si sono viste in altri eventi come quello avvenuto una settimana prima del nostro Raduno. Ci riferiamo al XXV Raduno Nazionale dei Paracadutisti avvenuto il 16 maggio u.s. a Barletta, a margine del quale abbiamo avuto la fortuna e l'onore di intervistare l’On. Gianfranco Paglia, Medaglia d'Oro al Valor Militare, Maggiore del Ruolo d'onore. Classe 1970, ammesso alla frequenza del l49° Corso AUC presso la Scuola di Fanteria di Cesano di Roma, nominato Sottotenente ed assegnato al 183° Reggimento "Nembo", ha partecipato alla missione UNOSOM II in Somalia. Gravemente ferito nella "battaglia del pastificio" del 2 luglio 1993 a Mogadiscio, dove ha perduto l`uso delle gambe. Per tale fatto d'armi ha meritato la concessione della Medaglia d'Oro al Valor Militare. Nonostante l'invalidità ha continuato a prestare servizio nell'Esercito. Nel 2008 si è candidato alla Camera dei Deputati venendo eletto nel collegio Campania 1 per il PdL. E` componente della Commissione Difesa. Ringraziamo quindi, a nome dei lettori del "Fante d'Italia" l'On. Magg. Gianfranco Paglia per averci voluto rilasciare la seguente intervista, ricca di spunti di riflessione per tutti noi.

Savino Vignola

Onorevole Paglia, nel corso di questo raduno abbiamo assistito ad una cornice di pubblico solidale ed entusiasta: un chiaro segnale che negli ultimi anni la percezione della pubblica opinione verso le Forze Armate è mutata parecchio. Con la sospensione della leva obbligatoria, anziché crearsi una frattura tra società civile e Forze Armate, si è invece assistito ad una maggiore attenzione ed interesse nei confronti della realtà militare, grazie alla professionalità del nostri soldati in Patria e all'estero, ed alla capacità dei responsabili della comunicazione di proporre all' attenzione del pubblico un modello vincente e positivo. Un importante trait-diunion FF.AA/società civile è però rappresentato dalle Associazioni diArma. Alla luce di tutto ciò, nclla Sua duplice veste di Ufficiale e di Parlamentare, quali azioni ritiene che le Istituzioni (Parlamento e Governo) debbano intraprendere in favore delle nostre Associazioni?

In una società come quella in cui viviamo dove sembrano svaniti i valori di Patria, onore, unità, le Associazioni d'Arma rivestono una funzione primaria che non deve andare perduta quindi ritenga si debba fare l’impossibile affinché la loro opera possa continuare. Quanti operano in tali Associazioni, lo fanno senza scopo di lucro ma per il solo scopo di tramandare i massimi valori in cui credono e fungono da memoria storica: per non dimenticare. Ritengo giusto. vista la nobile azione svolta, che lo Stato li sostenga da un punto di vista economico.

Abbiamo prima accennato all'importanza delle nostre Associazioni quali anello di congiunzione tra Forze Armate e società civile ed alla sospensione della leva obbligatoria. Quest'ultimo elemento potrebbe comportare il rischio di "anemizzazione” delle Associazioni in conseguenza del ridotto calo di iscrizioni. Ritiene positiva ed auspicabile per tutti la scelta di alcune Associazioni di rivedere i propri Statuti consentendo il diritto di voto nelle assemblee ai soci ancora in servizio attivo e, di conseguenza, la possibilità per questi di candidarsi a cariche sociali (centrali e periferiche)?

Per alcune Associazioni ritengo inevitabile modificare il proprio statuto per non incorrere nel rischio di scomparire. L’importante è non cambiare la propria identità.

La Puglia negli ultimi anni è stata alquanto "gettonata" dai vertici di molte Associazioni per l'organizzazione di Raduni Nazionali, con la scelta di città pugliesi quali sedi dei raduni medesimi. Ricordiamo solo, a titolo di esempio, Foggia per il genio, San Giovanni Rotondo per i bersaglieri, Bari per alpini e carabinieri e ultima, in ordine di tempo, Barletta per i paracadutisti. Quale ruolo ritiene che le Unità militari presenti sul territorio debbano rivestire per una sempre più incisiva interazione con le nostre Associazioni, interazione che, tanto per dire, può concretizzarsi con il supporto alle attività da noi svolte, dai raduni alle iniziative umanitarie e di supporto alle Unità?

Tutto ciò è la dimostrazione che al sud le cose si sanno fare diversamente da come alcuni erroneamente pensano. Questo è sicuramente uno sprone per le Unità Militari a far sempre meglio e interagire in maniera sempre maggiore con le Associazioni: una fattiva presenza ai raduni credo sia il modo migliore per porsi sul territorio.

La "Folgore" è una Grande Unità che ha scritto pagine glorìose della storia militare Italiana, pagine spesso scritte col sangue versato in sacrificio dai suoi uomini, immolatisi per onorare il giuramento prestato. Della Puglia era originario Pasquale Baccaro, Medaglia d'Oro al Valor Militare alla Memoria, da Minervino di Lecce, caduto, insieme al S.Ten. Andrea Millevoi ed al Serg. Magg. Stefano Paolicchi presso il tristemente famoso Check Point "Pasta" in Somalia il 2 luglio del 1993, ove Lei rimase ferito. I familiari di Pasquale Baccaro oggi sono qui presenti con i suoi commilitoni, in servizio ed in congedo, ad onorare la memoria del suo valore. Facendo riferimento al suo supremo sacrificio, del quale Lei è stato diretto testimone, qual è il messaggio che dalle colonne del "Fante d`Italia" vuole lanciare alle giovani generazioni?

Quando si compie il proprio dovere fino all'estremo sacrificio, credo che il messaggio che ci è stato lasciato sia uno solo: chi indossa l'uniforme lo deve fare in un solo modo, onorandola sempre fino alla fine con lealtà anche a costo della propria vita.

Il Fante d'Italia, n° 3 2010


E' meglio incrementare gli elicotteri

Ai funerali dei quattro alpini uccisi in Afghanistan non mancherà oggi Gianfranco Paglia, maggiore de]l’esercito e deputato di Futuro e libertà. «Passate le esequie di questi ragazzi — dichiara il parlamentare, 40 anni, medaglia d’oro al valor militare, che nel 1993 ha perso l’uso della gambe nel corso della missione in Somalia — però, voglio consultarmi con i vertici militari perché è da loro che desidero sapere se è davvero tempo di rinforzare la dotazione delle nostre truppe in Afghanistan. Io, ad esempio, ho un’altra idea, rispetto a quella proposta dal ministro Ignazio La Russa...>>.

Qual è la sua idea?

Partendo dal presupposto che noi dobbiamo fare il possibile per tutelare l’incolumità dei nostri soldati, io invierei in Afghanistan un maggior numero di elicotteri, piuttosto che incrementare le munizioni.

Perché?

Gli elicotteri, rispetto agli aerei, sono più duttili nell’utilizzo, possono dare maggiore copertura. E, soprattutto, in confronto agli aerei, causano meno danni collaterali, ossia sono responsabili di meno vittime fra i civili perché si colpisce il territorio in maniera più mirata, quanto più possibile centrata sull’obiettivo da raggiungere con il fuoco. Mi sono convinto di ciò che le dico nel corso del mio ultimo viaggio in Afghanistan, quando ho parlato con il governatore di Herat e lui stesso ha chiesto al governo italiano di dare impulso alla fornitura di elicotteri, mezzi che a suo dire fanno molta più paura ai Talebani, in quanto riescono ad arrivare in maniera precisa sulle loro basi. E, soprattutto, non vanno a bersagliare indiscriminatamente il territorio, in cui vive anche gente che niente ha a che fare con i terroristi. Mi conforta nella mia idea anche il fatto che gli stessi americani hanno cambiato il modo di operare in quel Paese, essendosi resi conto di quante morti sono state provocate fra la popolazione civile grazie all’uso delle bombe aeree.

Esporrà la sua teoria al ministro La Russa quando verrà nella commissione Difesa della Camera, di cui lei fa parte?

Sì, certo che lo farò. Futuro e libertà è pronta al dialogo con la maggioranzale in questo caso ascolterò e lancerò la mia proposta. Mi fa piacere, infine, scoprire che anche il Pd si sia reso conto che i nostri mezzi non sono più sufficienti a fronteggiare ordigni di oltre 100 kg. come quello che ha ucciso gli alpini. E che serve un cambio di rotta.

Intervita al giornale "La Discussione", 12 Ottobre


Le Ragioni di un Eroe

Chi è un eroe? Cosa ha fatto un eroe per essere tale? Cosa fa di un uomo semplice un eroe? Dotte definizioni abbondano in enciclopedie del sapere, antologie di grandi pensatori, uomini di lettere.
L'idea di prevalente suggestione in un'epoca come la nostra nella quale il teatro classico per le gesta di un eroe - la guerra, la battaglia - è sempre percepito e visto come lontano da noi, è quella di Bertolt Brecht che in Vita di Galileo sentenziava: «Sventurata la terra che ha bisogno d'eroi» (o, in altre versioni: «Beato il paese che non ha bisogno di eroi», ma naturalmente da lì non ci si schioda).
Poi trovi anche lo sprezzante Flaubert che nell'Educazione sentimentale stabilisce che «Gli eroi non hanno un buon odore», chi come Foscolo non può esimersi dall'accostare gesta eroiche a delitti (Ultime lettere di Jacopo Ortis) o chi circoscrive e limita il raggio d'azione del Nostro stabilendo che «Un eroe non può essere eroe se non in un mondo eroico» (Hawthorne, Diari). Leggi, mediti, provi ad andare in controtendenza riaprendo pagine di mitologia greca al concetto aristocratico di “bello e valoroso”, t'imbatti in Ettore e Ulisse, riconsideri valore e fama.
Dei, semidei, uomini. Il mito: Carl Jung e la sua idea di eroe. E pure Ernst Junger, la prussiana “Croce al merito” Junger aveva qualcosa da dire a proposito di eroi (e psiche) nelle sue Tempeste d'acciaio. Ma anche il bene e la violenza che spesso l'accompagnano, l'inquietante ambivalenza che segna tanti prototipi di eroi. Pensi a chi, oggi, viene spesso definito eroe, a certi azzardi del mondo dello sport.
E poi ci sono eroi senza stellette, eroi in abiti civili. Ma occorre scovare tra le pieghe della storia, negli anfratti della memoria per trovare Giorgio Perlasca, un italiano scomodo, il fascista che da solo salvò migliaia di ebrei nella Budapest nazistificata: dimenticato per decenni, scoperto più o meno casualmente grazie alla Tv.
Vai con il pensiero all'avvocato Giorgio Ambrosoli, l'“eroe borghese” raccontato anche al cinema, l'integerrimo professionista che cercò di far luce sui misteri dell'opaco mondo bancario di Michele Sindona per poi finire ammazzato.
E di nuovo il buio: perchè l'Italia dimentica i propri eroi?
Poi incontri il maggiore Gianfranco Paglia, che oggi è anche onorevole, e ti trovi al cospetto di un eroe.
Anacronistico? No, siamo di fronte a un vero eroe, in carne e ossa. E in sedia a rotelle.
Di più: l'unica medaglia d'oro al valor militare in vita, «chiarissimo esempio di altruismo, coraggio, altissimo senso del dovere e saldezza d'animo», come recita la parte finale della motivazione (vedi altro articolo in questa pagina).
Gianfranco Paglia è di ritorno in terra vicentina: c'era già stato in un lontano autunno, novembre 1999, quando si trovava a Villa Margherita di Arcugnano per un periodo di lunga riabilitazione; era in palestra quando ricevette la visita di un gruppo di paracadutisti che al triplice grido di Folgore! quasi quasi riuscirono a strappargli una lacrima di commozione. Quasi quasi.
Di anni ne sono passati da allora. La sua storia ha ispirato il film per la tv “Le ali” (Rai 1) e all'impegno militare ha unito quello civile, con l'elezione in Parlamento nelle fila del Pdl (2008) e la successiva adesione al gruppo di Gianfranco Fini Futuro e Libertà per l'Italia; ritorna dunque nelle nostre terre per un incontro promosso domani a Bassano dal deputato vicentino Giorgio Conte nelle ore in cui le dimissioni dei finiani stanno mandando gambe all'aria il governo di Silvio Berlusconi. Senza di loro il premier sembra un calviniano visconte dimezzato.
Pochi giorni fa s'è parlato (anche) di eroi davanti a una platea di milioni di telespettatori.
Dice Bersani nella trasmissione di Fazio e Saviano: “L'insegnante che insegue un ragazzo per tenerlo a scuola è l'eroe dei nostri tempi”. Dice Fini nella stessa puntata: “Per combattere gli abusi bisognerebbe insegnare fin dalla scuola che due magistrati come Falcone e Borsellino sono eroi”. Sono definizioni di identico valore? Credo che chi arriva a dare la propria vita per un ideale meriti maggior considerazione. Non è che le definizioni di “eroe” date da Bersani e Fini si possano facilmente equiparare, e non lo dico per... partito preso. Con il doveroso rispetto, s'intenda, per coloro i quali fanno di tutto per tenere i figli a scuola.

Ma in cosa si sente eroe, lei che solo di fronte a tale definizione è solito mostrarsi titubante?

Infatti. Vorrei ribadire una cosa che ripeto fin dal giorno in cui mi fu data la medaglia: non mi sento un eroe e quando così vengo chiamato mi sento sempre a disagio. Ho solo, semplicemente fatto il mio dovere di soldato.

Chi sono allora gli eroi, maggiore Paglia?

Chi dà la propria vita per la vita degli altri. Chi si sacrifica per un un ideale dopo aver giurato fedeltà alla Patria. Penso alle forze dell'ordine, mi riferisco ai vigili del fuoco. Sono scolpiti nella storia d'Italia magistrati come Falcone e Borsellino. Quelli sono eroi.

Per stampa e televisione lei è stato a lungo un milite ignoto: cosa ha fatto di Gianfranco Paglia un esempio da citare, un militare da ammirare e rispettare e, oggi, un politico da votare?

Milite ignoto fino a un certo punto: grazie alle istituzioni, alle forze armate, fino a due anni or sono ho sempre potuto continuare a fare il mio dovere di soldato con la divisa. Soldato con la esse maiuscola. Poi sì, chiaro, la maggior visibilità è data dagli inviti in tv. Fatalmente quasi sempre in occasione della morte di qualche nostro ragazzo in missione.

Lei si trova in una sedia a rotelle da 17 anni. Viene da immaginare che la più grande battaglia che ha combattuto non sia stata quella di Mogadiscio...

Siamo obiettivi: in Italia la cultura della disabilità sta nascendo solo ora. Non è tanto un discorso relativo all'accettazione nella società, questo non lo posso fare direttamente io che rispetto ad altri sono stato fortunato avendo avuto le istituzioni alle spalle. Rientrato in Italia paralizzato dopo lo scontro a fuoco in Somalia, di fatto ero una novità. Ora, purtroppo, persone come me non rappresentano più un fatto nuovo. E il rientro in una società nella quale le difficoltà per noi disabili sono tante non è mai scontato. Tutt'altro.

Giorgio Perlasca riscoperto grazie a una trasmissione Tv, l'avvocato Ambrosoli e lei stesso per lungo tempo “non identificati”: perchè l'Italia dimentica i propri eroi?

È una questione di cultura, di sensibilità. Valorizzando chi dona qualcosa alla Patria, da questo punto di vista gli Stati Uniti ci impartiscono molte lezioni. Non faccio un discorso politico, ma gli americani hanno un senso della Patria che da noi non tutti hanno. È solo grazie al presidente Ciampi che il 2 giugno sono tornate a sfilare ai Fori Imperiali le Forze armate. Ed è uno spettacolo vedere i bambini con il loro Tricolore, felici, raggianti. Forse qualcosa sta cambiando, e purtroppo anche per i tanti Caduti italiani in missione.

A proposito di Tv, molti ricordano ancora quando lei, ospite di Ballarò dopo l'uccisione di alcuni nostri soldati in Afghanistan, rispose annichilendo il conduttore Floris che le aveva appena chiesto Vale la pena morire? con quel «Vale la pena per chi crede nella lealtà, nell'onore, nell'amore per la Patria». È una risposta che darebbe anche oggi?

Gli italiani hanno cominciato a riconsiderare, e a capire, certi valori dopo la strage di Nassirya. La gente allora ha realizzato che siamo gente in divisa che rischia la vita, che dona la vita per un semplice giuramento di fedeltà alla Patria. Oggi, a ogni nostro Caduto, ci sono persone che stanno ore in fila per andare al monumento al Milite Ignoto: questo prima non accadeva. C'è rispetto sì, ce n'è tanto di più di un tempo. E poi non posso scordare le lezioni di vita che ci impartiscono i genitori dei nostri Caduti: orgogliosi e fieri dei loro figli. Sempre.

L'Italia ha 150 anni: cosa rappresentano?

La dimostrazione che c'è una sola Italia, che c'è una sola Patria. C'è chi ha dato la vita per questo.

Torniamo agli eroi: l'attuale capo del governo Berlusconi e il senatore del Pdl Marcello Dell'Utri, definirono eroe il chiacchierato stalliere di Arcore Mangano: perchè dal carcere non li tirò in ballo in vicende piuttosto losche. Cosa provò quel giorno?

Sconcerto. Ma soprattutto un senso di nausea. Io cerco sempre di rispettare tutto e tutti, però c'è un limite.

«Certi valori o li hai o non li hai, nessuno te li può insegnare e tu non li puoi imparare»: anche questa sua affermazione lasciò di sale Floris scatenando l'applauso degli ospiti in studio. Venendo all'attualità, a quali valori ha fatto appello aderendo a FLI, accusato ora di tradimento da chi magari scorda facilmente il voltafaccia bossian-leghista del 1994?

Lealtà, onore, rispetto, amor di Patria, giustizia e legalità. I miei valori.

“Per volare non servono le gambe, servono le ali”, le disse un fisioterapista russo tanti anni fa: dove vorrebbe volare oggi Gianfranco Paglia?

Il mio volo mi ha portato ad avere una moglie, due figli: la mia famiglia. Spero di continuare il volo per avere la possibilità di veder crescere i miei piccoli. Il mio inno alla vita.

“Sventurata la terra che ha bisogno d'eroi...”

Bertolt Brecht, certo: l'ho spesso sentita citare. Naturale: non condivido. La terra che ha bisogno di eroi, che ha prodotto eroi, è una terra che è stata ben seminata: che ha dato al mondo uomini di valore. Sfortunata è la terra che non li ha.

di Stefano Girlanda per Il Giornale di Vicenza, 19 Novembre


“L'importante non è cadere, ma avere la forza di rialzarsi”

Incontro con l'on. Gianfranco Paglia, Medaglia d'Oro al Valor Militare e deputato di Fli, a Bassano per parlare di Forze Armate e missioni internazionali.

Per favore, non chiamatelo eroe. Perché se chiedete al maggiore Gianfranco Paglia che cosa lo ha spinto, il 2 luglio 1993, a rischiare la pelle per coprire il suo plotone di paracadutisti a Mogadiscio, nel sanguinoso agguato delle milizie somale costato la vita a tre soldati italiani, lui vi risponderà: “ho semplicemente fatto il mio dovere”. Eppure quel drammatico episodio gli ha cambiato la vita, lo ha esposto al fuoco dei cecchini, gli ha procurato ferite gravissime, gli ha fatto perdere l'uso delle gambe, lo ha costretto su una sedia a rotelle e a otto ore al giorno di riabilitazione fisica. Ma il soldato Paglia, in quel tragico frangente, aveva compiuto quello che riteneva giusto fare, senza mai pentirsene e dimostrando - come recita la motivazione della Medaglia d'Oro al Valor Militare conferitagli dal Presidente della Repubblica - “un chiarissimo esempio di altruismo, coraggio, altissimo senso del dovere e saldezza d'animo”. Oggi Gianfranco Paglia è un deputato di Futuro e Libertà, alla sua prima legislatura, e divide la sua attività di parlamentare con un'instancabile missione personale in giro per l'Italia, che lo vede impegnato in prima linea non più in una operazione di pace ma nell'opera di divulgazione, testimonianza e informazione sui valori e sull'attività delle nostre Forze Armate impegnate nelle missioni internazionali nei punti caldi del pianeta. Cosa che ha fatto anche questo pomeriggio a Bassano, all'Hotel Belvedere, nell'annunciato incontro pubblico promosso da Fli e da Generazione Italia, intervistato dal giornalista Giandomenico Cortese. Prima dell'appuntamento, l'atteso ospite è stato accompagnato in un breve giro per la città, con tappe sul Ponte Vecchio e al gazebo di Fli in Piazza Libertà, affiancato - fra gli altri - dall'on. Giorgio Conte, dal coordinatore provinciale di GI Giorgio Aldighieri, dal coordinatore bassanese Stefano Giunta, dal responsabile di Cassola Salvatore Rizzello e dal consigliere comunale di Bassano Rodolfo Celestino. Per il militare deputato, inevitabilmente, è stata anche una giornata di interviste. Compresa quella di bassanonet.

On. Paglia, nei suoi incontri con il pubblico che peso ha, rispetto ai messaggi sull'impegno delle nostre Forze Armate, la sua vicenda personale?

“La mia vicenda personale non conta, in Somalia ho solo fatto il mio dovere. Ciò che conta è mandare un messaggio sui nostri soldati, spiegare perché rischiano la vita, qual è il significato del loro operato. Rappresentano la patria, non c'entrano le ideologie politiche. Quello che oggi spinge un giovane a mettere la divisa non sono i duemila euro in più che si ricevono in missione, ma sono gli ideali e i valori in cui ognuno di questi ragazzi crede.”

E quali sono questi valori?

“Lealtà, onore, rispetto.”

Oggi c'è ancora spazio per questi ideali?

“Per fortuna sì”.

Come si riflette la sua esperienza nella sua attività da parlamentare?

“Io sono me stesso anche da deputato. Il fatto di non avere una carriera politica alle spalle mi permette di dialogare con la maggioranza e con l'opposizione, con lo stesso rispetto, che per me è fondamentale. Il mio obiettivo è fare qualcosa per la mia Italia in giacca e cravatta, e non più in uniforme. Non dovessi riuscirci, tornerò a vestire la divisa.”

Al di là dei valori militari, cosa dire dunque ai ragazzi di fronte alle difficoltà della vita?

“I giovani devono credere in ciò che fanno, seguire i propri ideali e obiettivi, non fermarsi mai davanti alle difficoltà. Bisogna sempre ricordare che l'importante non è cadere, ma avere la forza di rialzarsi. E' questo il messaggio più importante.”

Intervista di Alessandro Tich per Bassanonet.it, 23 Novembre


Gianfranco Paglia (Fli), dalla guerra in Somalia a Montecitorio:
“Non tradisco Gianfranco Fini”

“Io tutte queste divisioni in Futuro e Libertà non le vedo, anzi, sono convinto che arriveremo compatti al voto sulla fiducia al governo del 14 dicembre”. Ma allora perché non si fa altro che parlare di “falchi” e “colombe” dentro al partito di Gianfranco Fini? “Per uno che è stato nella Folgore essere definito una colomba sembra poco appropriato”.

Eppure del gruppo dei cosiddetti futuristi “moderati” farebbe parte anche lui, Gianfranco Paglia, medaglia d’oro al valor militare dopo essere rimasto gravemente ferito alle gambe nel corso di una battaglia a Mogadiscio quando, nel 1993, partecipò, come paracadutista, alla missione Unisom II in Somalia. Su quello che deciderà di fare il 14 dicembre Futuro e Libertà non ci sono ancora decisioni formali. Per i momento l’ipotesi più quotata resta quella di presentare una mozione di sfiducia insieme all’Udc (che però potrebbe anche decidere di astenersi in virtù di presunti accordi tra Casini e Berlusconi) e di votarla assieme ai partiti di opposizione. Lo stesso Gianfranco Fini ha ripetuto che “se si votasse domani non avremmo alcun dubbio. Il nostro sarebbe un voto di sfiducia a Berlusconi, senza se e senza ma”.

Tuttavia è noto che alle posizioni granitiche dei vari Bocchino, Briguglio e Granata, hanno sempre fatto da contraltare i moderati come Moffa, Menia, Polidari, Consoli, lo stesso Paglia, tesi nello sforzo di tenere aperta la difficilissima trattativa con il Cavaliere fino all’ultimo momento.

On. Paglia, il partito è spaccato o no?

Al di là delle posizioni personali di ciascuno, sono convinto che qualunque sia la decisione che verrà presa, il partito voterà compatto.

Hanno fatto effetto le minacce di espulsione lanciate da Granata?

Granata ha commesso un errore e lo ha riconosciuto pur avendo specificato di essere stato mal interpretato.

Si dice sempre così…

E’ vero, in politica accade spesso di esternare per poi fare marcia indietro. Nelle forze armate non andava così: si è molto più decisi. Comunque Granata si è scusato e l’incidente è rientrato.

E’ vero che tra voi futuristi, o almeno tra alcuni di voi, si starebbe facendo largo l’ipotesi di astenersi piuttosto che votare la sfiducia?

Ad oggi non saprei dirle quale delle due opzioni sarà adottata. Lo decideremo con il presidente Fini probabilmente non prima del 13 dicembre. Se si tratterà di una mozione di sfiducia comunque la voteremo tutti e dispiace che il premier, Silvio Berlusconi, ci dia per questo dei traditori. Sono una persona che tiene molto ai valori e quello che ho visto in questi mesi non mi è piaciuto: la politica è diventato un campo di battaglia, gli avversari sono diventati nemici.

Sta meditando un addio?

No, per ora seguo il gruppo, ma se proprio devo “tradire” qualcuno preferisco tradire Berlusconi che Fini.

Mettiamo che il 14 il governo non ottenga la fiducia o la ottenga grazie a qualche assenza o astensione ma senza poter contare su una maggioranza che gli eviti di logorarsi in breve tempo. A quel punto la via migliore qual è?

Certamente non le elezioni anticipate. Dico questo non perché Fli ne abbia paura o perché io personalmente sia attaccato alla poltrona che, per altro, mi porto ogni giorno da casa. Sarebbe molto meglio se Berlusconi si convincesse a fare un passo indietro riconoscendo che la maggioranza attuale è cambiata e, per via dei nuovi scenari mondiali, anche il programma.

Dovrebbe far entrare l’Udc? Ma la Lega non vuole…

E’ da parecchio tempo che Berlusconi sta lavorando a un’alleanza con l’Udc, chissà perché, però, quando ne parliamo noi non va più bene.

E l’ipotesi del terzo polo con Fli, Udc e Api?

Non so immaginare scenari futuri da fantapolitica.

Perché allearvi con l’Udc sarebbe fantapolitica?

No, assolutamente. Lo sarebbe allearsi con il Pd da cui siamo troppo distanti anche se, devo ammettere, che ho conosciuto tanti colleghi del Pd che tutto sono meno che di sinistra.

Che giudizio dà lei di questo governo?

Dentro il governo e il Pdl ci sono persone, lontane da Fli, che ho sempre stimato e apprezzato.

Per esempio?

Per esempio i ministri Maroni e Brunetta.

Chi sarà il futuro leader del centrodestra in Italia?

Senza dubbio Gianfranco Fini.

E Berlusconi?

Berlusconi ha 74 anni.

Dovrebbe pensare alla pensione?

O a quello oppure a una nuova maggioranza allargata all’Udc che mi sembra possa essere la mossa più intelligente per dare al Paese la reale possibilità di guardare avanti evitando elezioni anticipate che, in questo momento, non servirebbero a nessuno.

Intervista di Claudia Daconto per Panorama.it, 3 Dicembre


Udc in campo: Paglia traditore? No, è un eroe

MILANO —— L’Udc esprime solidarietà al deputato futurista Gianfranco Paglia, medaglia d’oro al valor militare, la cui foto è stata inserita sabato dal quotidiano Libero tra quelle dei «traditori» del governo. «Vale la pena di ricordare la sua storia — scrivono in una nota i parlamentari centristi Giampiero D’Alia e Gian Luca Galletti —: nel 1993, allora sottotenente in missione in Somalia, Paglia venne colpito al "checkpoint Pasta" di Mogadiscio da tre pallottole, mentre cercava di portare in salvo i suoi compagni in difficoltà. Un atto di straordinario coraggio che gli valse la medaglia d’oro al valore militare, e che rende l’etichetta di "traditore" ancor più odiosa e inaccettabile. ln attesa che Libero si renda conto di quale grave errore ha commesso vogliamo esprimere a Paglia la solidarietà di tutta l’Udc e ancora oggi, a distanza di 17 anni dai fatti, il nostro ringaziamento per quell’atto da vero eroe italiano». La dichiarazione di solidarietà è stata sottoscritta sul sito Internet del partito dai 35 deputati e dai senatori dell’Udc. Sul caso è intervenuto direttamente anche il leader del partito, Pier Ferdinando Casini: «Non si può vedere tutto come se si fosse tifosi di Berlusconi. Non si può fare l'ultrà del premier. Questo non è giornalismo».

Corriere della Sera, 6 Dicembre


Gentile Direttore,

spero voglia darmi l'opportunità di difendermi dall'accusa con la quale Lei mi ha schedato: traditore. Ovviamente non rivendico lo spazio che è stato dato dal suo giornale alle foto dei ricercati, ma almeno la possibilità di replica. Io sono e resto un soldato e mi creda non c'è affermazione più infamante che essere definito traditore. In guerra per coloro che tradivano esisteva la fucilazione alle spalle: siamo seri qui non vi è nessuna guerra, solo una competizione politica dai toni aspri. Il mio unico giuramento l'ho fatto verso la Patria: venissi meno a quel giuramento potrei essere chiamato traditore, non è certamente questo il caso. Lei è un profondo conoscitore della politica italiana quindi potrebbe fare un elenco enorme, da destra a sinistra, di persone vicinissime al Premier, di politici lontani dal Premier, che nel loro percorso politico hanno cambiato radicalmente idea. Credo, che in ambito politico, la parola traditore non debba essere usata: Lei stesso nel suo articolo ha ricordato che non vi è il vincolo di mandato, quindi nel momento in cui non sono in accordo con quanto deciso dal Premier ( perché così vanno le cose, e Lei lo sa) posso e devo votare secondo coscienza: vada a vedere come ho votato, in molte circostanze diversamente dalla maggioranza e nessuno mi ha dato del traditore perché il mio voto era ininfluente sull'esito della votazione. Nel suo articolo Lei già conosce la fine di questa crisi: il Cavaliere a casa e noi alleati con la sinistra. Potrebbe gentilmente vedere nella sua palla di vetro la prossima uscita del superenalotto? Purtroppo Lei è un tifoso e come tale non ha, secono me, una completa e obiettiva visione. Io in Parlamento non ho nemici, ho solo avversari e con gli avversari si discute. Ma forse per alcuni giornali è meglio alimentare il fuoco, così si potranno vendere più copie. Caro Direttore vorrei ricordarle di essere stato insignito di una medaglia che ne Lei ne il suo giornale e neppure le persone che mi ha aizzato contro potranno mai togliermi e tantome sminuirne il valore. Concludo con una citazione che sintetizza il nostro intento che può essere condiviso o no: “noi liberali pur di non cambiare le nostre idee siamo disposti a cambiare anche il nostro partito, gli altri pur di non cambiare il loro partito sono disposti anche a cambiare le loro idee!”.

M.O.V.M on. Gianfranco Paglia

Lettera al Direttore del giornale "Libero", 8 Dicembre


Gianfranco Paglia: «Tradire? Se proprio devo... non sarà Fini»

Gianfranco Paglia rievoca i momenti della sua candidatura alla Camera dei deputati, due anni e mezzo fa: «Fabrizio Alfano (il portavoce di Gianfranco Fini, ndr) mi fece un paragone fra Nassirya e Montecitorio, ma non credevo che avrei visto ciò che sto vedendo in questi giorni in Parlamento». Se non è uno scenario di guerra, infatti, è pur vero che «sto scoprendo che in politica è permesso tutto, o quasi. Gente che cambia casacca – dichiara il deputato di Fli alla Discussione – e un’espressione, “traditore”, che quando è stata rivolta a me insieme al resto del gruppo, proprio non ho potuto sopportarla».

E, quindi, ha preso carta e penna e si è difeso dall’accusa mossa dal direttore di Libero, Maurizio Belpietro. A proposito, onorevole, se una forma di tradimento dovrà farla, martedì...

"Mi sono trovato a dover decidere se tradire Berlusconi, o Fini. Sa cosa le dico? Se proprio devo essere chiamato traditore, preferisco esserlo del premier e non del presidente della Camera. E, quindi, seguirò la linea impressa dai vertici: o Berlusconi compie quel passo indietro prima del 14, oppure voteremo la sfiducia."

Se le aspetta quelle dimissioni?

"Francamente no. Berlusconi è una persona che non credo ami farsi criticare, e il suo carattere non gli consentirebbe di cedere il passo. Eppure, un bel bagno d’umiltà servirebbe a tutti…"

È tutto perduto, oppure c’è ancora una chance per riannodare i fili del dialogo fra Fli e Pdl e, magari, andare verso un governo Berlusconi-bis?

"Una nuova fase nell’azione di governo va sicuramente riaperta. Rimango una persona ottimista, perciò spero che si riesca a ritrovare un’intesa nel centrodestra, nell’interesse del Paese. È per questa missione che ho smesso di indossare l’uniforme, e ho messo giacca e cravatta. Si parli di programmi, dopo il voto di fiducia, ce n’è tanto bisogno."

Lei ha detto pubblicamente di stimare molti esponenti del Pdl e molti membri del governo.

"È vero, li stimo anche umanamente."

Non c’è nessuno fra di loro che ha tentato di convincerla a lasciare Fli?

(Ride) "No, forse con me avranno avuto un po’ di soggezione a farmi certe proposte. Sarà colpa della carrozzina (l’allora sottotenente della Folgore Paglia, medaglia d’oro al valor militare, è rimasto gravemente ferito nel 1993 in Somalia, e da allora è costretto a vivere su una sedia a rotella, ndr), li metterà in imbarazzo… "

Come finirà la conta martedì?

"Non saprei. Fra l’altro, in matematica non sono mai andato bene."

Articolo di Simona d’Alessio per il giornale "La Discussione", 10 Dicembre